Afragola: viveva in villa-bunker, arrestato latitante del clan Moccia

Gli agenti della Squadra Mobile hanno arrestato ad Afragola Michele Puzio, di 48 anni, capozona del clan Moccia, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Le indagini condotte dagli uomini della Sezione Criminalità Organizzata hanno consentito di accertare che l’uomo aveva trovato nascondiglio in una villa, situata in via Saggese – XIII traversa, all’interno della quale era stata ricavata un’intercapedine che accedeva ad un locale dove dimorava in latitante. Puzio destinatario di un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, sfuggì all’arresto lo scorso luglio nel corso di un’operazione di polizia giudiziaria in cui furono arrestati circa 60 esponenti del clan. Puzio, inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità, dovrà rispondere dei reati relativi all’art. 416 bis, finalizzati all’usura e all’estorsione. La villa bunker a due livelli, già sottoposta a sequestro patrimoniale, era protetta da un sofisticato sistema di videosorveglianza a circuito chiuso.

Puzio era riuscito a sottrarsi alla cattura il 9 luglio 2010 in occasione dell’operazione della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Afragola finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 60 soggetti ritenuti affiliati allo stesso clan su richiesta della Distrettuale Antimafia di Napoli. Il latitante era nascosto in un’intercapedine ricavata dagli arredi della cucina dell’appartamento in cui viveva con la sua famiglia, peraltro oggetto di sequestro patrimoniale, misura cautelare reale emessa contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare alla cui esecuzione Puzio era riuscito a sottrarsi. L’imputazione per Puzio è di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione ed all’usura. L’abitazione in cui viveva era vigilato da un fitto sistema di videosorveglianza che, evidentemente gli era valso in passato per sfuggire all’arresto: allertato dalla visione delle immagini dell’arrivo delle forze dell’ordine aveva il tempo di nascondersi nell’ingegnoso marchingegno che aveva ideato. Tuttavia, l’attività di intercettazione svolta per mesi dagli investigatori, ha reso sempre più radicato il sospetto che il camorrista potesse impunemente nascondersi proprio a casa sua. A tradirlo definitivamente è stato l’apparentemente incongruo riferimento fatto da alcuni familiari a dell'”olio da usare”, da cui la conseguente intuizione di dover ricercare un sistema scorrevole: come in effetti era la pesante lastra di marmo che copriva il basso nascondiglio in cui si è conclusa la latitanza Puzio.

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