… e sono 1000!!Dopo lo sbarco di lunedì mattina, operazioni ripetute nella mattinata di mercoledì.Stesso scenario. Al molo 44 del porto di Napoli tante forze dell’ordine in alta uniforme, i membri della Croce Rossa e svariati pullman pronti a trasferire in tutta sicurezza i «nuovi arrivati» alla caserma «Ezio Andolfato» di Santa Maria Capua Vetere», nel casertano.I clandestini tunisini ieri mattina erano 531 e vanno ad aggiungersi ai 470 di lunedì. L’aria diventa sempre più pesante nel Comune casertano. La tendopoli di Santa Maria Capua Vetere è situata in pieno centro urbano mentre, di norma, in queste operazioni molto delicate, la zona prevista per accogliere le tendopoli è sempre distante dall’ abitato.Sale così la preoccupazione della gente del posto e non tutti i loro dubbi sono ingrati.Di fatti, si sono già verificati i primi tentativi di fuga dalla zona militare. Nel cuore della notte, tre degli “ospiti” della tendopoli hanno cercato invano di scavalcare le mura di cinta della caserma, alte più di sei metri.Scappare da cosa?L’interrogativo fondamentale che tutti si pongono concerne l’identità di queste persone.Siamo di fronte a profughi di guerra, emigrati disperati o clandestini organizzati?Il profugo di guerra è colui che è costretto ad abbandonare il proprio Paese in seguito a persecuzioni politiche, cataclismi o sciagure collettive; l’ emigrato è colui che si allontana dalla patria per ragioni politiche o per cercare un’occupazione; il clandestino è colui che è sprovvisto totalmente di documenti in un paese straniero, quindi “nessuna identità”.Per dare risposta a questo interrogativo e per cercare di dare un freno alle migrazioni maghrebbine, nella giornata di martedì Maroni vola a Tunisi dal ministro dell’Interno Habib Essid e torna con un accordo tecnico sulla cooperazione tra i due Paesi contro l’immigrazione clandestina.Si tratta, ha aggiunto il Ministro, «di interventi di prevenzione nei confronti dell’immigrazione clandestina, che ci consentono di chiudere il rubinetto».Il caos che sta investendo il mondo arabo di certo non rende più facile la situazione. E’ infatti chiaramente preventivabile e percettibile una possibile “distrazione” del governo tunisino, preso da ben altri cataclismi interni.In ogni caso, urge una soluzione. A Lampedusa continuano senza sosta gli sbarchi, e con loro le tragedie.Nelle acque maltesi nella nottata di mercoledì si è inabissato un barcone partito da Zuwarah, in Libia con più di 300 persone a bordo, in gran parte eritrei e somali. Decine i cadaveri a galla, più di 200 i dispersi.E’ facile confondere l’abito di questi “uomini nuovi” che arrivano alle nostre terre.Le persone che stanno partendo anche in queste ore dalle coste nordafricane e approdando puntualmente sulle rive italiane sono vittime o artefici del suddetto caos che investe i paesi arabi tutti?Dai loro occhi sbucano sentimenti contrastanti.Parlando con loro, quel minimo possibile nel tam tam dello sbarco, in tanti erano felici.Arrivare in Europa è senza dubbio una conquista per chi, di privilegi come quelli a cui siamo abituati noi, non ne ha mai avuti.C’era senza dubbio però anche la rabbia, la rassegnazione nel lasciare la propria terra e con lei la propria identità dall’altra parte del mare.C’è per tanti lo stesso sogno ed è quello di raggiungere Parigi.La capitale del vecchio colonizzatore, con le sue ampie colonie nordafricane, rappresenta oggi il simbolo dell’immigrazione, e soprattutto dell’integrazione araba in Europa.Ovviamente, e tristemente, sui mille e più approdati sulle coste napoletane non vi era nessuna donna. Parigi è un sogno troppo ardito per chi non può sognare.Ma questa è solo un altra triste storia che, qui ed ora, non vale la pena di raccontare.
Luca Paolo Cirillo
Francesca Paciello