In pizzeria, chiedevano 3mila euro per restituire una moto rubata: arrestati fratelli estorsori

Sono stati arrestati all’interno di una pizzeria di proprietà della madre, dagli agenti del Commissariato di Polizia Arenella, i fratelli Giovanni ed Antonio Mantico, rispettivamente di 20 e 21 anni, perché responsabili, in concorso tra loro e di una terza persona attivamente ricercata, del reato di estorsione. I poliziotti li hanno sorpresi al tavolo di una pizzeria, intenti a contare delle banconote appena intascate per il cosiddetto “cavallo di ritorno”. Il giorno precedente, infatti, il proprietario di una moto Kawasaki Z1000, ne denuncia il furto e, successivamente, veniva contattato sulla sua utenza cellulare da un anonimo interlocutore che gli chiede la somma di 3mila euro per la restituzione. Gli agenti del Commissariato di Polizia Arenella, a cui la vittima si è rivolta, hanno invogliato l’uomo a trattare con l’estorsore, facendogli prendere accordi sul luogo dell’incontro e chiedendo uno sconto sulla somma richiesta, concordando così l’importo di 2.300 euro, per la restituzione della moto. I poliziotti, dopo aver fotocopiato tutte le banconote, si sono presentati nei pressi di una pizzeria, risultata poi appartenere alla madre dei due fratelli arrestati, luogo che era stato convenuto da uno degli estorsori, osservando a distanza la vittima ed attendendo pazientemente le successive mosse. Dopo aver ricevuto una telefonata, la vittima ha consegnato solo 1.300 euro ad uno dei fratelli Mantico, presente al momento in pizzeria che, accortosi di non aver ricevuto l’intera somma, ha avvisato il complice affinché  richiamasse l’uomo per la consegna di altri 1000 euro, così come era stato pattuito. Gli agenti, a tal punto, sono entrati in pizzeria, sorprendendo ed arrestando i due fratelli estorsori mentre erano impegnati nel contare 26 banconote da 50 euro, le stesse che avevano fotocopiato precedentemente. I due estorsori sono stati condotti al carcere di Poggioreale, mentre sono in corso indagini per la cattura del terzo complice, al momento irreperibile, ossia colui che aveva avuto contatti telefonici con la vittima.

 

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