Napoli, manifestazione per dire basta al precariato

La manifestazione di sabato mattina per gridare basta al precariato, ha visto la partecipazione di molte centinaia fra  studenti medi e universitari , ricercatori, disoccupati, gli operai della Fiat di Pomigliano, giornalisti, precari del progetto Bros. Con lo striscione “Il nostro tempo è adesso, la vita non ci aspetta”, hanno sfilato per le vie del centro di Napoli:  a tenere unito questo puzzle multiforme c’è stato il grande lavoro di reti di associazioni, coordinamenti studenteschi e universitari, organizzazioni politiche, reti di solidarietà e sindacati. «Al Sud nel 2009 ci sono stati 200 mila disoccupati in più  – afferma Mauro Casola, responsabile politiche giovanili Cgil Campania – di questi 150 mila erano giovani fino a trent’anni, la maggioranza dei giovani che lavorano qui lo fanno al nero. In Campania il passaggio da un contratto precario ad uno stabile è tre volte più lungo rispetto ad una regione del Nord».

«Il trenta per cento delle ragazze campane tra i 15 e i 29 anni non ha mai lavorato e meno di una su quattro non ha lavoro, secondo dati Svimez» sostiene Raffaella Ferrè, giornalista, tra i promotori della manifestazione a livello nazionale.

Sono più di duemila i precari nel mondo dell’università, decine di migliaia quelli della scuola (novemila solo quelli della primaria), il 37 per cento dei giornalisti guadagna da zero a 500 euro mensili, il 13 per cento lavora gratis.

Durante la manifestazione, si sono susseguiti parecchi interventi accorati di tutte le varie reti di organizzazioni studentesche, coordinamenti universitari e di precari, ma anche di esponenti di organi come CGIL. E’ questo il caso di Pasquale Cesarano, di  Rsa Nidil-Cgil, che attraverso le sue parole fa ben valere i motivi di rabbia di una intera generazione: “Sono precario da diversi anni e mi rattrista constatare il fatto che in piena crisi economica e sociale si taglia sulla cultura e sul lavoro, non prevedendo invece politiche serie e concrete per i giovani e per i lavoratori. Nel moderno mercato del lavoro noi tutti conviviamo con la paura di non vederti rinnovato un contratto, di non trovare mai un posto di lavoro, con la paura di morire per il lavoro. Perché spesso per conservare un posto di lavoro si sta zitti e si accetta qualsiasi condizione lavorativa anche a scapito della sicurezza” – continua Cesarano – “L’Inps ricorre al lavoro in somministrazione dal 2006, in Campania siamo poco più di 200 lavoratori, liquidiamo prestazioni sociali e previdenziali e rappresentiamo a livello nazionale il 6% della forza lavoro presso l’Ente. Dietro l’idea di lavoro pubblico c’è un’idea di società e quest’idea si può sostenere o distruggere attraverso il lavoro pubblico: con la precarizzazione del pubblico impiego si sta mandando alla deriva l’idea di lavoro” – conclude poi – “Esiste un rischio concreto, il rischio che un’intera generazione salti per sempre l’appuntamento con il proprio futuro, con il diritto al lavoro.”

 

                                                                                                                    Mario De Angelis

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