Deposta corona d’alloro dal sindaco Vincenzo Strazullo sulla lapide marmorea che all’ingresso del Comune ricorda il tragico rogo della nave Moby Prince nel qual persero la vita marinai di origine ercolanese. Commozione e sgomento per una tragedia che ha lasciato tante famiglie nel dolore, nella perdita opprimente di un congiunto reo solo di essersi trovato fatalmente al proprio posto di manovra in quelle ore terribili. “Non dimenticheremo – ha commentato il presidente del consiglio comunale Rory Oliviero – la drammatica sorte di un gruppo di lavoratori strappato dal calore delle proprie famiglie da un destino impietoso. Persone comuni, onesti contribuenti che facevano con il loro lavoro onore alla città di Ercolano che da sempre ha sancito un rapporto indissolubile con il mare e con le attività direttamente legate allo stesso. Dobbiamo cogliere questo momento di intima riflessione quale incentivo ad una campagna di sensibilizzazione finalizzata al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Spesso la disattenzione o la superficialità di un certo modo di concepire l’impresa mettono seriamente a repentaglio l’incolumità di chi rappresenta la spina dorsale della forza produttiva del Paese, ovvero di quel motore dalla cui corretta messa in “fase” dipende l’avvenire di un ‘intera Nazione. E’ forviante e riduttivo considerare l’universo occupazionale esclusivamente ad appannaggio di professionisti e pubblici dipendenti: occorre invece entrare maggiormente in contatto con le esigenze della libera impresa garantendo sicurezza e stabilità operativa a chi si guadagna da vivere con il sudore della fronte”. Chiaro il messaggio del Presidente Oliviero che non cerca però facili consensi, come lo stesso precisa: “Vigileremo nel limite dei ruoli e delle competenze istituzionali a che mai si strumentalizzino mediaticamente tragedie umane che non debbono assumere i contorni di telenovela ma essere ricordate con il rispetto dovuto a chi non è più tra noi e alla sofferenza dei tanti familiari orfani del proprio caro. Purtroppo la società in cui viviamo impone spesso ritmi esistenziali e processi sociali impietosi, la stessa televisione non sempre appare all’altezza del delicato compito formativo che sulla carte le apparterrebbe di diritto. Noi pubblici referenti siamo oggi chiamati ad un atto di grande responsabilità civile nei confronti delle nuove leve mostrando loro come monitorando professionalmente gli ambienti lavorativi sia possibile prevenire pericolosissimi sinistri spesso scaturiti dall’incuria, dall’approssimazione o dall’incoscienza di chi non sa purtroppo di “scherzare” con la propria stessa esistenza”.
Alfonso Maria Liguori