“Il Welfare non è un lusso”: operatori sociali protestano anche a Napoli

Circa cinquemila operatori sociali e cittadini hanno partecipato nella mattina di giovedì a Napoli alla manifestazione nazionale per il welfare, promossa in contemporanea a Roma e Genova dal movimento “Il Welfare non è un lusso” con le associazioni del “Roma Social Pride”, della campagna “I Diritti alzano la voce” e Federconsumatori. Tutti uniti chiedono a gran voce al governo di rinunciare ai tagli alla spesa sociale, definire i livelli essenziali di assistenza e di introdurre misure di contrasto alla povertà.

Gli operatori hanno esposto file di mutande in Piazza del Plebiscito: solo a Napoli rischiano di restare senza lavoro circa ottomila operatori sociali e senza assistenza circa 20mila persone, 50mila in Campania. con rappresentanti della Regione Campania, del Comune e della Provincia di Napoli, affinché si trovi una soluzione alla crisi.

La manifestazione si è conclusa con una delegazione, guidata dal portavoce del movimento Sergio D’Angelo, ricevuta dal vice-prefetto Raffaella Moscarella, che ha chiesto la convocazione in prefettura di un tavolo interistituzionale, non senza lasciare prima però un cesto di mutande indirizzato al ministro Tremonti e al presidente Berlusconi.

Sergio D’Angelo commenta cosi alla stampa e ai giornali: “Quella del welfare sta diventando una questione di ordine pubblico, visto che si perderanno 20mila posti di lavoro e migliaia di persone assistite dagli operatori sociali finiranno tra le braccia della camorra – continua D’Angelo – Nessuno si è reso conto della gravità: non si tratta di qualche progetto che salta, ma della incapacità dello Stato e delle amministrazioni locali, di dare risposte adeguate ai bisogni delle persone”

Nonostante le ripetute manifestazioni degli ultimi mesi e le assemblee in Prefettura, nulla di concreto è stato fatto, ma anzi la situazione delle politiche sociali sembra peggiorata.

La Regione ha tagliato l’80 per cento al fondo sociale nazionale, ha fatto mancare gli investimenti, stanziando per il 2011 appena 13 milioni di euro, rispetto ai 177 dello scorso anno: oltre a questo si aggiungono anche i mancati pagamenti a cooperative e associazioni, costrette a chiedere crediti alle banche per coprire i costi di gestione dei servizi socio-assistenziali. Il Fondo nazionale per le politiche sociali, nato tre anni prima della legge 328/00, quest’anno è stato ridotto a 275 milioni di euro. Il Fondo per la famiglia è passato dai 185 milioni dell’anno scorso ai 51 di oggi.

(Fonte: A. Misiani, Finanziaria 2011 e legge di stabilità 2011)

Nel 2008, i dieci fondi più importanti per le attività di welfare potevano contare su stanziamenti complessivi per 2 miliardi e 520 milioni di euro. Nei due anni successivi le risorse sono calate a 1 miliardo e 851 milioni di euro nel 2009 e a 1 miliardo e 472 milioni nel 2010. Il Disegno di legge di stabilità e dal Bilancio di previsione dello Stato del 2011 indica che in tutto, i fondi sociali riceveranno poco più di 349 milioni di euro.

(Fonte: Finanziaria 2011 e legge di stabilità 2011)

Mario De Angelis

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