Il prof. Connett ha discusso, coinvolgendo il pubblico in modo carismatico, dei dieci punti da applicare per arrivare a “Rifiuti Zero”.
La pubblicità, dice, è la causa principale del danno ambientale: ci convince che per essere felici dobbiamo consumare, mentre in realtà, scherza, ci rende solo grassi. L’idea consumistica, infatti, è proprio quella di uguagliare la felicità al consumo. Sarebbe utile, dice Connett, capire che la felicità non deriva dal consumo, ma dalle relazioni che stabiliamo durante la vita.
La strategia “Zero Waste”, infatti, si basa semplicemente sul creare meno “rifiuti residui”. Attualmente ci troviamo in quella che può essere definita “civiltà lineare”, che segue uno schema diviso in quattro momenti: l’estrazione delle materie prime è seguita dalla produzione dei beni, il consumo e la creazione dei rifiuti. Gli attuali metodi di smaltimento, afferma Connett, non sono soluzioni sostenibili perché mantengono in vita il sistema consumistico.
1: Separazione alla fonte, l’attuale riciclaggio;
2: Raccolta porta a porta dei rifiuti;
3: Compostaggio, riportare l’organico alle aree rurali per poterlo utilizzare ed ottenere, ad esempio, cibo biologico;
4: Impianti di riciclaggio più efficaci;
5: Riparazione e riutilizzo dei beni in luoghi appositi dove il cliente può portare il vecchio e acquistare il nuovo, il sistema utilizzato da Carla Poli a Treviso;
6: Ridurre i rifiuti, ad esempio utilizzando il vetro al posto della plastica;
7: Pay-by-bag: più si creano rifiuti, più si paga;
8: Impianti di separazione del residuo posti di fronte alle discariche e impianti di ricerca per realizzare materiali ecocompatibili;
9: Design industriale migliore, orientato al riutilizzo dei prodotti;
10: Discariche per materiali non riciclabili che, si auspica, conterranno solo una piccola parte dei rifiuti.
Se tutto questo è possibile a San Francisco, si chiede, perché non è possibile a Napoli? Non è una questione tecnologica, ma solo strategica: è la volontà politica che manca. A causa del volersi arricchire di pochi e delle collusioni dei politici con la malavita, infatti, non è semplice applicare questo modello. Dopo un riferimento agli avvenimenti di Terzigno (“Berlusconi impone gli inceneritori mandando l’esercito”), Paul Connett ha concluso il discorso lasciandoci uno slogan: “Fate l’amore, non fate i rifiuti”.
Durante l’incontro si è anche parlato di “eco-mafie”: i dati presentati al pubblico sono sconcertanti. Solo nel 2002 sono state arrestate 798 persone per il delitto di “Attività organizzata di traffico illecito di rifiuti”; nel 2007 le discariche abusive in Campania erano 222. Lo smaltimento illegale rende un guadagno di 1,1 miliardi di euro l’anno alla camorra: da intercettazioni telefoniche, si è scoperto che gli imprenditori -soprattutto al Nord- preferiscono appaltare lo smaltimento alle camorre per un risparmio circa del 50%. Un pentito nell’ambito del caso “Ecologia 89” specifica che gli imprenditori erano consapevoli di trattare con un’organizzazione di stampo mafioso.
Com’è possibile risparmiare così tanto? È presto detto: le camorre creano discariche lì dove non potrebbero esserci e, anche a costo di inquinare le falde acquifere, seppelliscono persino rifiuti tossici o cadaveri che devono essere smaltiti. A causa della non impermeabilizzazione di queste grandi buche nel terreno, sono stimati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aumenti di tumori pari al 12% nelle donne e all’8% negli uomini. Non solo: sembra che i rifiuti smaltiti illecitamente abbiano anche causato l’aumento dell’8% delle malattie congenite.
Quello che sembra essere emerso da questa conferenza è un messaggio importante: non pensiamo che la crisi dei rifiuti sia un fenomeno che coinvolge solo l’amministrazione pubblica, ma abbraccia tutti i cittadini. C’è di mezzo una cattiva politica, la camorra e tutta la cittadinanza. Se è vero che la situazione può migliorare, infatti, è anche vero che gli unici a poter modificare le cose sono i cittadini.
Maurizio Iengo