Alle Terme di Stabia la situazione è gravissima, tanto quanto quella della multiservizi che quella delle altre partecipate, grossi buchi di bilancio conditi da miriadi di debiti fantasmi che emergono dai conti redatti, sapientemente, dalla grande finanza creativa della giunta rossa di Vozza e Apuzzo e dei loro mentori.
Ma la situazione economica delle Terme di Stabia sembra aver portato l’azienda al punto giusto di cottura, scientemente pianificato, per poterla consegnare nelle mani di qualche buon “amico” che avrebbe, in questo periodo, dovuto rilervarne la gestione attraverso l’ennesimo bando di evidenza pubblica disegnato ad arte da una società per un imprenditoria d’assalto che vedeva realizzato l’agognato sogno. Tutto ciò senza tenere conto di quello che ne potesse pensare la prefettura, che per fortuna ha fermato le bocce, né di quello che poteva essere il risultato elettorale che i cittadini si apprestavano a far uscire dalle urne.
Il sindaco uscente sta svolgendo, da un anno a questa parte, un ruolo che poco si addice ad un politico di quella levatura, o presunta tale, ossìa quello di delatore, o postino per dirla in breve, della procura della repubblica di Torre Annunziata, procura che notoriamente costituisce la gamba fondamentale, insieme a quella di Nola e di Napoli, del triangolo delle bermude degli atti amministrativi delle giunte di sinistra. Ci meraviglia molto che, insieme alle dichiarazioni rilasciate ai giornali dagli avversari politici, il nostro buon ex primo cittadino non abbia pensato di portare in procura anche gli atti relativi alla questione dello Stone e del rilascio della concessione ricaduta in deroga come se fosse stata rilasciata al Crowne Plaza, mentre negava la stessa concessione ad operatori del settore, sul territorio, con esperienza trentennale sia nell’attività che del territorio. Insieme a questi atti poteva anche aggiungere quelli relativi alla gara di appalto al ribasso per la ristrutturazione delle antiche Terme, fondi della filiera termale, visto che gli stessi lavori hanno avuto inizio dopo circa 180 giorni dall’assegnazione e solo dopo una bizzarra delibera di giunta. Ma tutto questo potrebbe preoccupare ben poco se non fosse che dopo il cambio del management, alle Terme di Stabia, sembra che poco o niente sia cambiato. Infatti, tutti i responsabili della debacle finanziaria dell’azienda, tranne naturalmente Iovieno e Marasca, sono ancora ai loro posti, si tratta dei quadri dirigenti e dei funzionari, divenuti tali in virtù di particolari referenze partitiche. Taluni funzionari hanno visto addirittura cambiare il proprio contratto da full-time a part-time verticale, lavorando quindi due giorni a settimana e percependo lo stesso stipendio di quando svolgeva il lavoro secondo il contratto full-time, con un integrazione strutturale sul cedolino di circa ottocento euro mensili, mentre l’intera operazione di transazione, le uniche in questi ultimi anni, per l’ufficio contabilità è costata circa centomila euro, tanto solo a metà aprile dell’anno scorso.
Non vorremmo che con questo consiglio di amministrazione si rischi di finire dalla padella nella brace, pur avendo assunto, durante la campagna elettorale e secondo la carta programmatica, impegni ben precisi che passavano dall’abiura del progetto di privatizzazione puntando al recupero ed al rilancio aziendale.
La Nuova Medusa
Il portavoce Carlo Carrillo