Continuano le assemblee sindacali negli scavi di Pompei, con le aperture del sito ritardate di due ore e gli inevitabili disagi per turisti e visitatori. Sicurezza dell’area archeologica e organizzazione del lavoro sono i temi scottanti che vedono contrapporsi ormai ogni giorno Soprintendenza e sindacati. Cisl, Uil e Unsa, hanno tenuto ieri, per il terzo giorno consecutivo, la giornata di assemblea sindacale con i lavoratori degli scavi di Pompei, Oplonti, Stabia e Boscoreale, ritardando di due ore l’apertura degli siti archeologici. All’ordine del giorno le sigle sindacali elencano una serie di problematiche che riguardano il sito tra le quali l’organizzazione del lavoro e la messa in sicurezza dell’area archeologica, per la quale Cisl, Uil e Unsa invocano “interventi rapidi, necessari sia alla conservazione dell’enorme patrimonio archeologico, ma anche alla sicurezza sul lavoro del personale che ogni giorno presta servizio e degli stessi turisti che la visitano”. Il ricordo va ancora allo scorso 6 novembre quando venne giù la Casa dei gladiatori. “Il crollo della Schola Armaturarum – si legge nella nota a firma congiunta di Antonio Pepe per la Cisl, M. Rosa Rosa per la Uil e Giuseppe Visciano per l’Unsa – oltre al danno scientifico, avrebbe potuto causare anche morti sul lavoro o tra i turisti che ogni giorno affollano il sito, ed il fatto che lo stesso Ministro Galan dichiari che “è possibile che a Pompei crolli qualcos’altro” è davvero incredibile che a tutt’oggi nessuna iniziativa sia stata intrapresa in tal senso”. Le organizzazioni dei lavoratori puntano poi il dito contro la soprintendente Cinquantaquattro. “Sollecitata più volte ad aprire un tavolo di trattative sia sulla sicurezza che sull’organizzazione del lavoro, rimanda da mesi il confronto con i sindacati e si rifiuta di calendarizzare gli incontri, tenendo un comportamento antisindacale che è tra i punti all’ordine del giorno della vertenza. Nel frattempo, gli scavi di Pompei sono abbandonati a loro stessi, nelle mani dei pochi dipendenti volenterosi rimasti in servizio, con una soprintendente che per lo più è assente e che rifiuta anche il confronto con le organizzazioni sindacali”. I lavoratori nei giorni scorsi avevano lanciato un appello anche al ministro ai Beni culturali, Giancarlo Galan. “Eppure il ministro – dicono Cisl, Uil e Unsa – aveva individuato come punto di partenza per il rilancio dei beni culturali, annunciando misure straordinarie già all’indomani della conferenza stampa tenutasi il 12 aprile scorso, quali: bandi di concorso per nuove assunzioni, squadre di tecnici già pronte a monitorare l’area archeologica, fondi regionali e fondi europei disponibili per la messa in sicurezza del sito. Intanto è già passato un mese, ma niente si è fatto e nessun segnale lascia presagire nulla di buono. I lavoratori, pertanto, continuano a protestare, nella speranza che si riaccendano i riflettori su Pompei, e si inizi realmente a mettere in pratica quanto annunciato a più riprese e non ancora messo in atto”.
Marco Pirollo