Regione, sos discariche. Berlusconi: tutta colpa dei pm

Da dieci a una. Erano infatti dieci le discariche previste inizialmente per accogliere i rifiuti della regione, ma di queste solo una (quella di San Tammaro) è attualmente funzionante. E poi impianti di tritovagliatura sovraccarichi, il termovalorizzatore di Acerra spesso in funzione solo su due linee, zero impianti di compostaggio. Questa ad oggi è la situazione del ciclo dei rifiuti campano. Tutta colpa  dei pm napoletani, secondo il presidente del Consiglio Berlusconi e il governatore Caldoro. Il premier ha parlato lunedì di due discariche chiuse dai Pm, Caldoro di tre. Torniamo al 2008, allorquando il governo nazionale decise con il decreto 90 come risolvere l’emergenza. I punti cardine del provvedimento erano l’apertura di dieci discariche nelle cinque province: Sant’Arcangelo Trimonte nel Beneventano, Savignano Irpino e Andretta nell’Avellinese; Macchia Soprana e Valle della Masseria nel Salernitano ; Terzigno uno (cava Sari) e due (cava Vitiello)e Chiaiano nel Napoletano, Santa Maria la Fossa e Torrione nel Casertano. Nel 2010 quattro di questi siti (Andretta, Valle della Masseria, cava Vitiello e Torrione) sono stati cancellati da una nuova legge annunciata proprio a Napoli da Berlusconi dopo le dure proteste di Terzigno. Delle restanti, Santa Maria la Fossa è attiva; Macchia Soprana è chiusa perché la Provincia di Salerno la giudica inutile; Savignano Irpino è ferma perché la ditta che la gestiva, la Ibi Idroimpianti, è stata colpita nel dicembre del 2010 da un’interdittiva antimafia della prefettura di Napoli, confermata il 7 aprile dal Tar. Cava Sari è stata destinata dal capo del governo ai soli rifiuti dei comuni vesuviani; a Chiaiano è stata sequestrata un’area di 260 metri quadrati per permettere i carotaggi decisi dalla magistratura. Da marzo, infatti, i gestori della discarica (gli stessi che gestivano Savignano Irpino) sono stati raggiunti da un avviso di garanzia. Dunque, l’unica discarica realmente sequestrata dai pm è quella di Sant’Arcangelo Trimonte, a causa di frane: il sito non accoglie direttamente i rifiuti di Napoli, ma la frazione umida proveniente dallo stir di Casalduni dove conferisce anche il capoluogo. Nei giorni scorsi è stata riaperta solo parzialmente. Vi sono inoltre gli ex cdr declassati a stir dal decreto 90. Sette in tutto: Caivano, Tufino, Giugliano (Napoli), Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Pianodardine (Avellino), Battipaglia (Salerno) e Casalduni (Benevento). Tutti risultano in funzione. Nell’ultima settimana si sono fermati due volte l’impianto di Santa Maria Capua Vetere e una volta quello di Tufino per motivi tecnici. Infine, il termovalorizzatore di Acerra. L’impianto ha tre linee, ma a causa degli interventi di manutenzione ha spesso funzionato solo su due. Si legge nella relazione trimestrale della A2A, la società alla quale il governo lo ha affidato, «il margine operativo della filiera Ambiente (76 milioni di euro -4 per cento) risulta in lieve contrazione rispetto al primo trimestre 2010 sostanzialmente a causa della fermata temporanea per manutenzione straordinaria programmata di una linea di combustione del termovalorizzatore di Acerra». L’inceneritore dunque ha trattato meno rifiuti, e non per colpa dei magistrati.

Antonio Averaimo

 

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