La Comune di Parigi ed il Socialismo reale

Dal 21 al 28 Maggio 1871 a Parigi si consumò la “Settimana di sangue”.  Essa fu la risposta dell’esercito regolare francese del Presidente Thiers al primo esperimento di “Governo Popolare” della storia. Essa fu ispirata a bieca reazione e cieca paura viscerale per la presa di coscienza sociale. Qualcosa come 20mila esecuzioni sul posto nel corso di una battaglia ferocissima, combattuta strada per strada, casa per casa; con una disparità di forze impressionante, in cui i soldati ben armati, sostenuti dall’artiglieria di campagna, combatterono con operai, popolani e popolane armati molto sommariamente, ma spinti da una forza e un convincimento eroici. L’ultimo massacro si consumò a ridosso di uno dei lati esterni del Pére Lachaise, il Cimitero monumentale di Parigi: 147 Comunardi (o Fédérés, come si chiamavano all’epoca), freddati sull’orlo di una grande fossa comune e lì interrati. E non finì lì: i Tribunali Speciali dell’Esercito, sulla base della Legge Marziale, ancora perdurante formalmente, irrorano più di 13500 condanne a morte e 7mila deportazioni nella Nuova Caledonia. L‘esperienza della Comune  nacque come la rivolta del popolo di Parigi, stremato dalla disastrosa guerra franco-prussiana, incautamente voluta dal regime bonapartista agli sgoccioli, che segnò la fine ingloriosa di Napoleone III. Scoppiò il 18 marzo: ma fu solo il 26 dello stesso mese che, avendo l’esercito abbandonato la città, fu proclamata la Comune. All’inizio non aveva idee chiare sul cosa fare: v’erano rappresentanti dei diversi orientamenti della Sinistra; che allora come oggi erano divisi su tutto…Però acquistarono man mano sempre più peso i portatori di istanze radicali: ancora più a sinistra di Auguste Blanqui, il rivoluzionario socialista proudhoniano: i nuovi erano espressione della linea politica dell’Internazionale Socialista di Marx ed Engels, molto più organizzati e consapevoli ideologicamente. I due fondatori del Socialismo Scientifico compresero che sarebbe stata un’avventura senza sbocchi, e non furono loro a caldeggiare la rivolta armata; ma una volta che videro l’incoercibile volontà collettiva, non si tirarono indietro nel sostenerli, assumendosene anzi una sorta di responsabilità morale. E colsero l’enorme l’importanza storica dell’avvenimento: l’”Assalto al cielo”, lo definì Karl Marx. In quei 72 giorni di Governo collettivo furono varate misure “straordinarie”, di grande valore simbolico, come la requisizione delle Fabbriche abbandonate dai proprietari fuggitivi; esse sarebbero state gestite dai “Comitati di Salute Pubblica” eletti dagli stessi operai: e questa fu l’idea sulla cui base Lenin, nel corso della Rivoluzione Bolscevica del 1917 in Russia, creò i Soviet, cioè i Consigli, le Assemblee, diremmo oggi. Considerò tout-court proprietà pubbliche, tutti i possedimenti improduttivi della Chiesa: ma in questo riprese la vecchia Legislazione Montagnarda-Giacobina, della Rivoluzione dell’89, poi sostanzialmente confermata da Napoleone I. La Comune varò una serie di Leggi, in un “quadro organico”, diremmo oggi, a favore dei diritti delle donne e dei bambini: e fu anche per questo che ebbe numerose eroine e martiri donne; alcune anche famose. Una volta questo lato del Cimitero era punto di arrivo di una sorta di riconoscimento postumo che la gauche (la sinistra) tributava a uno dei suoi martirologi: la Montée au mur des Fédérés, poi sostituito dalla Festa del Primo maggio. E quest’anno, proprio in occasione del 140° Anniversario, ci sarà una stagione di eventi volti a celebrare, ma anche a cercare di comprendere meglio la portata attuale di quell’evento. Se lo consideriamo come il prodromo delle Rivoluzioni che portarono alle varie forme dei regimi del “Socialismo Reale” (Unione Sovietica, Repubblica Popolare Cinese, ecc.), non dovrebbe essere un bel ricordare, considerando la “fine” che hanno fatto questi regimi: diventare delle “prigioni” a cielo aperto, delle “odiose dittature di stampo hitleriano”, così fu definita negli anni 70 l’URSS dallo stesso Mao Ze-dong, senza risolvere, anzi aggravando, i problemi economici. sociali e di sviluppo per i quali tali regimi si erano instaurati. Tuttavia la questione non sta solo in questi termini. Le lotte sociali, con tutta la scia di martìri, sacrifici, sofferenze, esistenze spezzate che ha comportato, non sono da vedere solo nell’ottica in ciò che di male e di distorto ha realizzato: anzi, soffermarsi e “chiudere” esclusivamente sugli effetti negativi realizzati, è una pericolosa distorsione  ideologica; simmetrica e opposta a quella dell’inneggiamento acritico. L’esperienza della Comune, per esempio, ha portato alla totale sconfitta di ogni successivo tentativo delle forze reazionarie di instaurare regimi (troppo) autoritari: la borghesia francese vide nel proletariato urbano delle tigri dormienti, che era meglio non stuzzicare eccessivamente; per questo non diede corso ai vari tentativi di colpo di stato, come quello del legittimista Gen. Mac Mahon (1875) e di quello meno grave dell’altro Gen. Boulanger (1890). Anzi, per quest’ultimo furono decisive le grandi manifestazioni di piazza organizzate dalle componenti politiche di sinistra, anche marxista, riammesse alla legalità. Inoltre la spinta ideale di quelle forze, fu lo spunto e l’esempio vissuto che spingeva verso la difesa dei Diritti di rappresentanza sindacale, e il suo nesso inscindibile con la democrazia e l’ampliamento della sfera dei diritti collettivi. Poi c’è da considerare che questi regimi arrivarono al potere grazie alle spinte ideali di molti che credevano in buona fede che essi sarebbero stati la palingenesi, cioè la trasformazione dell’umanità. Solo “dopo” ci si rese conto del terribile imbroglio. Ma, oggi, a mio avviso, sono proprio le lotte per l’affermazione dei Diritti collettivi ad essere i veri eredi degli eroici martiri della Comune.

Francesco Fusco

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano