Soldi per trasferimenti veri o fittizi, mazzette per un posto di lavoro. È quanto sarebbe accaduto all’Anm, la principale azienda napoletana di mobilità, secondo quanto emerge da un’inchiesta del pool mani pulite napoletano. Venticinquemila euro per indossare la divisa della società, cene a Pozzuoli, regali a funzionari per mandare avanti le pratiche. Già partiti arresti e perquisizioni. Sono finiti ai domiciliari Sabato Carotenuto, ex direttore del personale dell’azienda, e Vincenzo Colimoro, dipendente dell’Anm e sindacalista Uil; mentre per altri due indagati – Carmine Simeone, dipendente Anm e sindacalista Cisl, e Roberto Pastena, dipendente e sindacalista Uil – il giudice ha invece disposto l’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria. Le ipotesi di reato: concorso in concussione e diverse ipotesi di falso. In tutto otto indagati. Un vero e proprio sistema, a leggere gli atti: fino a 25 mila euro, soldi di piccolo taglio, nella busta della spesa, in un bar di Fuorigrotta. Sistema a tre binari, secondo le indagini della Guardia di Finanza. Tutto ruota attorno ai cambi di azienda. In assenza di concorsi pubblici, si può lavorare in Anm grazie a cambi d’azienda «veritieri», «cartolari» o completamente «falsi». Decisive sono risultate le intercettazioni e le testimonianze raccolte dagli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza, agli ordini del generale Giuseppe Grassi, e dal nucleo di Polizia tributaria del colonnello Sandro Baldassare. Chiaro il ragionamento degli investigatori: dal 2004 al 2009, decine di trasferimenti da aziende del Nord alla Anm sarebbero avvenuti grazie a vere e proprie tangenti. Al di là dei «cambi veri», c’erano anche i «cambi cartolari»: dipendenti prossimi alla pensione accettavano il trasferimento in altre aziende solo sulla carta; ma anche cambi falsi grazie a documentazione fasulla. In alcuni casi, dunque, i dipendenti da trasferire a Napoli non erano mai stati in servizio per alcuna municipalizzata del Nord, riuscendo comunque ad ottenere un posto fisso nell’azienda napoletana. Il tutto sotto silenzio e grazie alla compiacenza di un paio di funzionari e di qualche sindacalista, fino a quando non scoppia lo scandalo interno. La prima denuncia porta la firma dell’ex consigliere comunale Ciro Signoriello, poi arrivano le inchieste giornalistiche. C’è chi ha tentato le contromosse. Nella misura cautelare firmata dal gip Paola Russo, si parla di tentativi di aggiustare la testimonianza resa da dipendenti di volta in volta chiamati al cospetto della Finanza. Tentativo puntualmente registrato da intercettazioni e attività investigative. Nel 2009 la stessa dirigenza dell’Anm sporge denuncia e contribuisce a rafforzare l’attività investigativa. Centinaia le schede individuali sequestrate in questi mesi dalle Fiamme gialle, e non manca persino il caso di chi accetta di firmare un cambio di residenza per un’azienda del Nord pochi giorni prima di morire: ottomila euro per una firma, per dare vita a una pratica che avrebbe gratificato di lì a poco un sedicente dipendente di un’azienda del Settentrione. Tutto in pochi minuti, tutto in una corsia di ospedale. «Accordi scellerati e perversi meccanismi» chiosa il gip Paola Russo.
Antonio Averaimo