Nel compiacimento generale di organizzatori e fruitori, si è appena conclusa la “XXX Sagra del Carciofo”, che per quattro giorni (dal 14 al 17 maggio), ha animato con successo il popoloso quartiere Annunziatella di Castellammare di Stabia. Un evento mediante il quale il “Comitato” organizzatore ha voluto commemorare il carciofo violetto di Schito, sicuramente tra gli ortaggi più saporiti e caratteristici della nostra “terra”, che per lunghissimi anni, ha reso celebri gli “Orti di Schito”. Un carciofo unico, quello di Schito, coltivato con la caratteristica “pignatella” (un manufatto in terracotta a forma di ciotola, usato come copertura di protezione utile ad irradiare uniformemente il calore del sole su tutto il carciofo), che per svariati secoli ha deliziato il palato e che per nostra fortuna riesce ancora a soddisfare il gusto sempre più affinato delle nuove generazioni. Una vera è propria ghiottoneria da intenditore, sempre più rara e ricercata, che eccelle sia in sapore che in tenerezza: dal gusto a dir poco superbo, se cotto alla brace (dove si adopera il carciofo intero previamente condito con sale, pepe, prezzemolo, aglietto fresco e un filo d’olio di oliva, che in appena mezz’ora di cottura, e opportunamente emendato dalle foglie bruciacchiate più esterne, viene servito tiepido per la delizia dei commensali). Ed ecco come in taluni casi la tradizione va incontro e riesce a proteggere e a preservare la continuazione di un prodotto a grave rischio di estinzione, che negli ultimi anni, proprio a Schito, a visto ridursi notevolmente le sue coltivazioni (un tempo, comuni e prolifiche), per far spazio ai moderni coltivi a fiori, sicuramente meno dispendiosi e più redditizi.
Con l’auspicio che il carciofo di Schito possa un giorno ritornare ad essere indiscussa attrazione e vero e proprio volano dell’imprenditoria locale, ecco come l’esimio prof. Bonuccio Gatti, nel suo componimento poetico dialettale dal titolo ‘E carcioffole ‘e Schito, ricorda e celebra questo prelibato ortaggio: “Ogn’anno, quanno è ‘a festa d’Annunziatella, se fa ‘a sagra d’‘e carcioffole ‘e Schito. Che squisitezza, che cosa bella, che piatto prelibbato e sapurito! Stu dono d’‘a natura, per le sue proprietà, per niente arcane, era canisciuto pure ‘e tiempe d’‘e Rumane; e si se mangiava pure Cesare Augusto, nun era sulo pe ‘na questione ‘e gusto. Allora stateme a sentì’: mangiateve ‘e carcioffole ogni dì, ca fanno scennere ‘o colesterolo, fanno stà’ bbuono ‘o fegato, e fanno pure bene ‘a pelle; pirciò so’ tutte belle ‘a gente d’Annunziatella!”.
Maurizio Cuomo