Decreto blocca-ruspe: si farà o non si farà? Il dibattito è ancora aperto sul piano politico e il tema resta un argomento scottante per il governo. Il presidente del Consiglio ha tirato la volata a Lettieri promettendo subito il decreto per fermare gli abbattimenti almeno fino alla fine dell’anno. Ma la prima occasione per farlo (il consiglio dei ministri di giovedì scorso) è stata persa, e la sensazione è che l’attuale situazione di tensione con la Lega possa far slittare ancora il provvedimento, con grave danno anche per lo stesso candidato a sindaco del Pdl. Intanto, prosegue incessante il lavoro degli inquirenti sul piano di abbattimenti. Ci lavora un pool di magistrati della Procura napoletana, sezione Ambiente ed Ecologia, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Il programma prevede dapprima l’esecuzione di sentenze passate in giudicato su abusivismi rilevati in città e provincia. Migliaia i provvedimenti sulle scrivanie dei magistrati, centinaia e centinaia gli abbattimenti già attuati. Un anno fa l’arrivo delle ruspe sollevò proteste e rivolte di piazza. Ischia il fronte più caldo: l’isola verde è uno dei luoghi tristemente divenuti simbolo del cemento selvaggio per gli effetti devastanti sull’ambiente e sul paesaggio. Per quanto riguarda la provincia di Napoli, nella mappa dell’abusivismo tracciata dalle indagini sono evidenziate la periferia nord, da Chiaiano a San Pietro a Patierno, e la zona che va da Afragola a Giugliano. In quest’ultima città la speculazione edilizia è stata orchestrata da personaggi legati alla criminalità organizzata con la compicità di un gruppo di tecnici pubblici e privati, come hanno dimostrato di recente le inchieste giudiziarie e anche i sequestri di ieri. C’è poi la collina dei Camaldoli e la periferia ovest, tra Soccavo e Pianura. L’abusivismo si materializza in case e villette fuorilegge, costruite per «necessità» o più spesso in un’ottica di speculazione diffusasi a partire dagli anni Ottanta. Un’altra parte degli abusi riguarda, invece, ampliamenti, terrazze, verande realizzate senza le necessarie autorizzazioni. A più di un anno di distanza dalla stesura del piano emerge un dato interessante: sono in aumento le autodemolizioni, cresce cioè il numero di cittadini che preferiscono abbattere a proprie spese, risparmiando. Intanto, spunta in queste ore un’ultima ipotesi per salvare le abitazioni destinate all’abbattimento: l’acquisizione al patrimonio comunale. In sostanza, chi è negli immobili sarà costretto a vita a pagare il fitto al Comune, a meno che non intervengano nuovi riassetti urbanistici e quindi gli «affittuari» potranno tentare la strade dell’acquisto dal Comune del loro stesso immobile.
Antonio Averaimo