Regione, vertenza Fincantieri: Romani e Caldoro giocano la carta della riconversione

La stangata sullo stabilimento Fincantieri di Castellammare non ha colto di sorpresa Stefano Caldoro. Il presidente della Regione Campania lavorava già da tempo, di concerto col governo nazionale, a possibili soluzioni. Il dossier Fincantieri è infatti da tempo sulla scrivania del ministro dello Sviluppo. Già l’ex responsabile del dicastero, Claudio Scajola, aveva aperto un vero e proprio tavolo sulla cantieristica destinato a trovare soluzioni alternative ad una crisi che ha distrutto in Europa l’anno scorso qualcosa come 50mila posti di lavoro. La patata bollente è passata in seguito nelle mani di Paolo Romani che, un paio di settimane fa, si è incontrato lontano da occhi indiscreti proprio con il governatore Caldoro. Al centro della riunione il futuro di Castellammare. Un incontro riservato, servito a fare il punto della situazione ma anche ad individuare possibili strade alternative a quella della chiusura del cantiere. Il progetto, per ora solo allo stato embrionale e che diventerà oggetto della trattativa che comincerà nelle prossime settimane, punta a ridisegnare il polo produttivo di Castellammare orientandolo soprattutto sul settore turistico. Si tratta in verità di un progetto non nuovo, ma mai portato a termine. Dall’ex area industriale della città fino ai confini con Torre del Greco già esiste, infatti, un mega-porto che però, per diventare produttivo, ha bisogno di una rete di infrastrutture mai effettivamente realizzate. Secondo le intenzioni di Romani e Caldoro, il cantiere di Castellammare potrebbe trovare nuove possibilità di lavoro nell’ambito della meccanica navale e della manutenzione. Fincantieri, per ora, smentisce. Tuttavia altri sbocchi, al momento, appaiono difficilmente praticabili. Il settore delle navi speciali infatti, con la crisi della Tirrenia e con un bilancio pubblico sempre più asfittico, non offre grandi possibilità. Ed è davvero impensabile pensare di fare concorrenza ai cantieri del Sud-est asiatico o della Cina che presentano un costo del lavoro molto più basso. Regione e ministero sono pronti a giocare, perciò, la carta della riconversione in una trattativa che si prospetta tutta in salita.

Antonio Averaimo

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