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Al Mattiello di Pompei: “È cosa ‘e niente”

Un invito dai colori patriottici, un titolo accattivante, “Non ci pensare, tant è cosa e niente”, e il sipario si apre sulla scena di ieri e di oggi, sulla scena di sempre. Luci briose e penombre di fuoco al Teatro Di Costanzo  Mattiello; il 21 maggio non è un sabato qualunque: va in scena una tragicommedia lievitata nella fantasia di alunni e docenti e questa è già la terza edizione di un esperimento riuscitissimo che dà all’arte il volto del quotidiano. Dalle quinte gli alunni-attori sbirciano trepidanti, la platea pullula di aspettative, non si scorgono posti vuoti; la tensione si irradia tra grandi e piccoli, nessuno manca all’appello, ci sono proprio tutti: gli studenti dell’Istituto Professionale Industria e Artigianato, del Tecnico dei Servizi Sociali, i ragazzi delle Medie, gli ex alunni che confermano nella tenacia dell’affetto la fecondità delle nostre Scuole Cristiane. La regia, traboccante di  creatività ed emozioni, è di Tommaso Oropallo, che nella sua operosità è riuscito ad accordare note stridule in polifonie di arte pura. Lo assistono nel ruolo di co-autrici Filomena Bergera e Ilaria Di Leva, mentre per la direzione artistica e coreografica si segnalano Gennaro Carotenuto e Cetty Di Maio e la scuola di danza classica “Accademia del Balletto Classico”. Impeccabile la direzione tecnica di Mario Estatico, la scenografia di Annalisa De La Ville e la scelta dei costumi effettuata da Elvira Fioretto, nonché il contributo musicale di Michele Picariello. Hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, dimostrando l’unità di intenti e l’entusiasmo ardimentoso dell’Istituzione, Fratel Giovanni Decina, Fratel Filippo Rizzo e Fratel Salvatore Greco.Lo spettacolo, intanto, inizia. La trama si intesse di vite dall’irriducibile semplicità e miseria, giovani di quartiere cresciuti tra vicoli e tentacoli dove speranza e disperazione coesistono miracolosamente, dove la fede ha il sapore del Carnevale ed il passato grava sul presente fatalistico e indifferente. Sullo sfondo la cogenza del problema dello smaltimento rifiuti e l’ombra molesta della camorra, le vecchie generazioni di malaffare soppiantate dalle nuove, codici comportamentali disinibiti dalla sete del guadagno facile e, a smorzare i toni, citazioni parodiate di una cultura  quella di oggi  di cartapesta e silicone.Ma il miracolo dell’amore riesce a purificare queste esistenze abissali nell’imprevedibilità della vita che fa innamorare il peccato di quella stessa santità che aveva sino ad allora ingiuriato e l’Indifferenza, per incanto, acquista lo spessore della Coscienza. Riso e lacrime nelle parole di questi attori improvvisati, gestualità ora silenziose, ora goliardiche, parole frammiste a danze e coreografie: il pubblico è incantato, partecipa divertito e commosso. Il sipario si chiude con la splendida voce di Adele Milone.

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