Castellammare e la lunga marcia dei lavoratori Fincantieri

L’ultima tappa della vertenza Fincantieri si è svolta a Roma presso la sede distaccata del ministero dello Sviluppo economico all’Eur con l’incontro tra governo, azienda e sindacati. L’esito del tavolo si può dire positivo per gli operai: il piano industriale dell’ad Bono è stato ritirato e quindi è stata scongiurata la chiusura del cantiere di Castellammare di Stabia. E’ stato assicurato il sostegno della cassa integrazione anche per il prossimo anno ai lavoratori dell’indotto. Intense e cariche di tensione sono state le ultime due settimane per i lavoratori Fincantieri e del suo indotto che in tutto arrivano a contare circa duemila unità. Il 23 maggio è la data in cui è cominciato l’incubo per le tute blu stabiesi: l’ad Fincantieri, Giuseppe Bono, presso la sede di Confindustria illustra la bozza del piano industriale 2011/13 che prevede il licenziamento dei 650 operai e la chiusura del cantiere di via Duilio. Per i lavoratori stabiesi accorsi a Roma per seguire da vicino l’incontro è una doccia fredda, la rabbia è tanta e al ritorno in città irrompono a Palazzo Farnese distruggendo alcuni uffici del Municipio e procurando circa mezzo milione di euro di danni. In tarda serata gli operai decidono di occupare l’aula consiliare fino a quando non avranno garanzie sul loro futuro occupazionale. Il giorno dopo, il 24 maggio, la protesta delle maestranze stabiesi si sposta sulla statale sorrentina, all’altezza dello svincolo per Pozzano, che viene bloccata per circa 5 ore. Intanto dalle istituzioni locali e regionali, da parte delle sigle sindacali arriva il totale rifiuto dello scellerato piano industriale presentato dall’ad Bono. Giorno 25 maggio: vengono invasi i binari della Circumvesuviana di via Nocera e bloccata la circolazione stradale al viale Europa, l’arteria stradale principale della città. Gli operai sono decisi a creare disagi affinchè il loro grido venga ascoltato, “il cantiere non si tocca”.  Giorno 26 maggio: i lavoratori dirigono la loro protesta nel comune limitrofo di Pompei e dopo una breve sosta sui binari della Circumvesuviana di Villa dei misteri i manifestanti bloccano la circolazione ferroviaria della stazione Fs per circa due ore. La giornata di proteste a Pompei si conclude con una riunione in preghiera nei pressi del Santuario di Pompei. Il 27 maggio fin dalle 6 del mattino viene bloccata ancora la circolazione del traffico sulla statale sorrentina. Intorno a mezzogiorno il presidio si scioglie e gli operai sfilano in corteo per le strade della città che si presenta con tutte le serrande dei negozi abbassate in segno di solidarietà da parte dei commercianti stabiesi. Forse la Madonna di Pompei ha ascoltato le preghiere degli operai Fincantieri perché passano un paio di giorni ed emerge una notizia più che confortante: la società armatoriale Deiulemar offre al cantiere stabiese una commessa di 6 navi che equivalgono a lavoro per i prossimi quattro anni. Il 31 maggio il monsignor Felice Cece tiene una veglia di preghiera per esprimere solidarietà ai lavoratori. La cattedrale viene invasa da centinaia di persone che al termine della veglia si incamminano in corteo verso lo stabilimento Fincantieri con gli operai che trasportano a spalla il quadro della Madonna di Pozzano che è stata fatta uscire dalla sua basilica eccezionalmente per il momento di crisi lavorativa. Le tute blu ormai si affidano alla fede e al buonsenso dei dirigenti dell’azienda per evitare la chiusura del cantiere. Arriva il 3 giugno, la giornata decisiva per il futuro del cantiere, e dall’incontro di Roma arriva la notizia che tutti aspettavano: il cantiere di Castellammare non chiude e ci saranno altre riunioni per programmarne il rilancio che deve partire dalla realizzazione del bacino di carenaggio. Gli oltre 400 operai stabiesi andati a Roma con un treno speciale delle Fs tornano soddisfatti e sorridenti per l’esito dell’incontro. Forse la Madonna di Pompei, la Madonna di Pozzano e san Catello hanno fatto il miracolo e in città si ascolterà ancora il suono delle sirene, ma ora il vero miracolo tocca farlo al Governo, alla Regione, al Comune e all’azienda Fincantieri per arrivare subito ad un pronto rilancio produttivo.

Raffaele Cava

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