Cantieri navali: corsi e ricorsi storici (seconda parte)

Dopo il 1860, il Governo italiano ampliò ulteriormente il cantiere navale per la costruzione delle navi in ferro. L’importanza del cantiere di Castellammare e la professionalità delle sue maestranze, dopo la sconfitta della flotta italiana a Lissa nel 1866, fece dire all’ing. Colombo (fondatore del Politecnico di Milano) che: “…l’unico cantiere in Italia in grado di ricostruire la flotta è quello di Castellammare…”. Nel 1870, però, si paventò un ridimensionamento del cantiere ed il suo passaggio ai privati. Il sindaco dell’epoca, cav. Francesco De Angelis, il 10 dicembre 1871 inviò una petizione ai senatori e ai deputati del Regno d’Italia nella quale si legge: “Castellammare di Stabia, città di circa 30 mila abitanti, da lunghissimi anni ha nel suo seno un Cantiere ed Arsenale Militare, unico nel suo genere per queste Province Meridionali d’Italia, e dal quale sono usciti buona parte de’ navigli da guerra della regia flotta… Il Cantiere di Castellammare di Stabia essendo l’unico e solo stabilimento di questo genere che esiste nell’ex Reame ebbe il più grande sviluppo che poteva ricevere sotto quel Governo. Ciò ha portato che si è costituita in questo paese una numerosissima classe di operai costruttori, carpentieri, ed arti affini, di maniera che mentre da una parte vivono di quest’arte migliaia di persone, l’arte stessa è divenuta tradizionale e quasi naturale in quelle famiglie…”. Superata la crisi, vennero costruite diverse unità in ferro. La corazzata Duilio, progettata da Benedetto Brin, rappresentò un’ardita rivoluzione tecnica, presentandosi, tra l’altro, come la nave più grande ed evoluta, la cui costruzione attirò l’attenzione di tutte le Marine estere. La Duilio, fu varata nel maggio del 1876 alla presenza dello stesso Brin, commosso più che mai, e delle più alte cariche dello Stato, nonché di ventimila persone, il varo di questo gigante del mare, destò ammirazione ed orgoglio, tanto da portare di diritto la nostra flotta al III posto nello schieramento mondiale. Umberto I e tutta la corte partecipò al varo unitamente ad ambasciatori ed ingegneri navali anche stranieri, molti dei quali abbastanza scettici della riuscita del varo. Si racconta che l’ambasciatore cinese, vestito tradizionalmente, al momento del varo si gettò bocconi a terra. Quando gli chiesero se si fosse sentito male, questi con le lacrime agli occhi, rispose: “Ho ringraziato Buddha per avermi chiamato ad assistere ad uno spettacolo così commovente e grandioso”. Lo stesso ambasciatore statunitense, estremamente colpito dall’imponenza della nave, ebbe a dire che la sola Duilio sarebbe stata in grado di distruggere tutta la flotta americana! Nel 1886 il cantiere fu unito alla strada ferrata “Napoli – Torre Annunziata”, mediante un binario che portava (e potenzialmente potrebbe portare ancora), materiale ferroso e macchinari per la costruzione e l’allestimento delle navi. Si consolidò, così, un vasto ed articolato indotto che già allora dava lavoro a migliaia di persone. Incrociatori corazzati, navi del tipo ariete-torpediniere, avvisi ed esploratori furono varati a cavallo del secolo XX… (Continua)   Maurizio Cuomo

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