Essere donna oggi

A trent’anni dalla storica vittoria del Referendum confermativo sulla Legge 194, quella sul Diritto di Interruzione della Gravidanza nelle Strutture Pubbliche Ospedaliere, ci si pone la domanda: ma in tema di affermazione di Diritti, la condizione della Donna è migliorata o peggiorata? Il Diritto fondamentale della Parità (che è qualcosa di diverso della semplice “Eguaglianza”), è realmente praticato? Ovvero: si è costruito un quadro di condizioni materiali, sulla base di norme messe comunemente messe in pratica, per cui, “normalmente”, nella società ci sia l’accesso a parità effettiva di prestazione/retribuzione tra uomini e donne? O per cui non ci deve esser alcun tratto distintivo che appartenga alla sfera del genere (tipo: l’avvenenza, la superficie di maggiore o maggiore nudità esposta, ecc.)? Da tutto ciò credo siamo lontani. Basta guardare la tv, e/o fare attenzione ai “valori” che caratterizzano la femminilità nella considerazione del successo mediatico. Questa riflessione non vuol negare validità o dimenticare tutto quell’orizzonte di ricerca che proprio negli anni 80 fondava la “Cultura della differenza”: le filosofe del “Gruppo Diotima” ponevano l’accento sulle teorie di Luce Irigaray, che esploravano le specificità culturali e di “capacità cognitive” tipiche delle donne, anzi caratterizzanti l’universo femminile. Gli stessi anni 80, per dire…, di “Drive In” il primo varietà “d’assalto culturale”, inventato da Antonio Ricci su Italia 1: l’unica “differenza” era nel perimetro toracico delle zombettant-sculettanti ballerine. Per quanto era l’ironia il clima principale che si respirava in quella trasmissione, non c’è dubbio che da lì è fortemente iniziato il tipo di considerazione mediatica che ha caratterizzato la messa in evidenza della concezione, molto limitante, della donna. Ma la “botta” che ha determinato il corso invasivo che conosciamo oggi dell’immagine al femminile, è il successo dei numerosi “Reality”. Questo ha creato addirittura una nuova figura di professionista dello spettacolo che è specificamente quella di “Realytante”: figurante cioé che “lavora” in quei  Format. C’è tutto un universo di business, una via di spettacolarizzazione altra, carsicamente connessa a quella principale, ma che genera margini anch’essa, con un sottobosco e una ricaduta anche al di fuori dello show bitz: basti pensare come, dalle Letterine, le Veline, si sia passate alle Olgettine, le tizie che abitano l’esclusivo Condominio milanese dell’Olgettina, la cui attività principale è di essere “a disposizione” del Premier Silvio I, per le sue feste bungabunganti. Contro questo marasma culturale prende fortemente posizione un libro di Michela Murgia, che in particolare analizza il comportamento culturale della Chiesa, nei confronti della donna. E parte dalla religione per spiegare come sia stata proprio l’ideologia della Chiesa, assunta nei secoli con passività a determinare la concezione negativa della donna. Il titolo è “Ave Mary- E la Chiesa inventò la donna”, Einaudi Stile Libero pp. 170, €16. Da sottolineare che la Murgia, scrittrice premiata, è profondamente cattolica. A partire dalla concezione di Maria Vergine, sempre presentata come fresca giovinetta vergine, mai sofferente o anziana, si è stabilito uno stereotipo di presenza evanescente, come donna e madre; oppure è sempre e solo “dolorosa”, cioè in una funzione del tutto accessoria. Nell’800, ad esempio, quando si cominciò a parlare, in medicina, della possibilità di partorire escludendo il dolore, vi fu una levata di scudi contro, perché “era la Bibbia” che “condannava” a partorire “nel dolore”. Come viene sottaciuto che nella Bibbia vi sono decine di immagini femminili che definivano Dio: come ebbe a dichiarare Papa Luciani, attaccato per questo dall’implacabile Cardinale  Ratzinger, allora all’ex-Sant’ Uffizio. Lo stesso grande Papa polacco ha suggerito della donna sempre un’immagine subalterna.

Francesco Capozzi

 

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteUna giornata particolare
SuccessivoIl respiro della memoria
Il giornale “il Gazzettino vesuviano”, fondato nel 1971 da Pasquale Cirillo e attualmente diretto da Gennaro Cirillo, si interessa principalmente delle tematiche legate al territorio vesuviano e campano; dalla politica locale e regionale, a quella cultura che fonda le proprie radici nelle tradizioni ed è alla base delle tante associazioni e realtà che operano sul territorio.Siamo impegnati a garantire la massima qualità e la massima integrità nel nostro lavoro giornalistico. Ci impegniamo a mantenere alti standard etici e professionali, evitando qualsiasi conflitto di interesse che possa compromettere la nostra indipendenza e la nostra imparzialità.Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri lettori notizie e informazioni affidabili su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie di attualità ai reportage approfonditi, dalle recensioni ai commenti e alle opinioni. Siamo aperti a suggerimenti e proposte dai nostri lettori, e ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto e costruttivo con la nostra community.