Anche in questo romanzo la nostra autrice non ha smentito la vera essenza della sua natura di poeta. La sua vena poetica, infatti, come polvere cristallina, zampilla prorompente dentro parole, immagini e descrizioni. Sin dall’incipit, la sua prosa si propone e s’impone con toni di alta liricità che, durante il percorso, con frequenza alternata, lambisce la memoria degli eventi e la pervade più o meno intensamente come l’onda del mare fa con la costa. Il ritmo della liricità,nel succedersi delle pagine, sembra seguire il ritmo del mare che, nei lunghi anni di convivenza con l’autrice, simbioticamente si è introdotto nei ritmi biologici e psicologici di quella bambina che, appena poté rivolgere lo sguardo sul mondo esterno, riempì i suoi occhi di quella massa liquida che si estende verso l’infinito. Ma lei non restò solo affascinata da questo immenso gigante che tanti misteri nascondeva nelle sue viscere, ma anche dalle stelle e dalla luna che di notte moltiplicavano la magia di una Natura inafferrabile e insondabile.Come il leopardiano pastore errante nell’Asia estasiato e catturato dal fascino e dal mistero della luna, la interrogava sulle sorti dell’uomo, allo stesso modo la piccola Giusy rivolge il suo sguardo al cielo infinito, lasciandosi ammaliare dal bagliore ammiccante delle stelle che una lunga tradizione vuole arbitre del destino di noi ignare creature. Il respiro della memoria è un romanzo solare, malgrado le ombre sparse qua e là, ben presto dissolte da un amore puro, profondo tra due adolescenti, un amore che non conosce ostacoli, anzi: saranno proprio questi a renderlo saldo, caparbio e invincibile. Un amore, insomma, che sublima il dolore e il male e predispone alla speranza e all’ottimismo. La narrazione pencola dunque tra l’elegiaco e il drammatico, un drammatico che non scade mai nei toni troppo forti, perché preferisce piuttosto sfiorare situazioni di grande sofferenza, dolori e tragedie sia a livello personale che storico, in relazione al periodo in cui si svolge la storia, che è la storia dei genitori di Pina Lamberti Sorrentino, Carmen e Lubian, riproposta in chiave di una bella favola moderna.
Iole Del pozzo