Trent’anni fa a Vermicino

La memoria italica, endemicamente ad ampio raggio ma allo stesso tempo meno alta di un puffo, nell’estate del 1981, si arricchisce di nuove strazianti immagini e di un episodio di cronaca che, in qualche modo, hanno segnato un’epoca, una sorta di genesi di un certo modo d’ intendere e di produrre televisione in diretta i cui risultati sono discre-tamente visibili oggi appena si prende un telecomando tra le mani. La sera dell’11 giugno, infatti, i telegiornali danno la notizia di un bambino di nove anni, Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano di soli trenta centimetri di diametro ma profondo ben 30 metri, lasciato imprudentemente aperto vicino alla casa dei nonni nel paesino di Vermicino, nei pressi di Frascati.Il giorno dopo, la notizia comincia ad occupare uno spazio enorme; la RAI si garantisce la diretta nel telegiornale delle 13 mandando un pulmino attrezzato sul luogo dell’incidente, dove sono già accorsi cronisti, speleologi e vigili del fuoco.Anche il presidente Pertini si precipita a Vermicino e vi rimane per sedici ore, fino alla fine delle operazioni.C’è un momento in cui sembra che Alfredino possa salvarsi, la notizia circola e la televisione si prepara alla più memorabile e più tragica delle dirette, superata solo più tardi delle immagini a Capaci del 1992.TG1 e TG2 sono entrambi presenti con un’interminabile edizione straordinaria, interrotta solamente dai telegiornali serali.Alle 20.30, nei corridori della RAI, ci si chiede seriamente se valga davvero la pena di continuare; la risposta è crudele e cinica ma molto semplice: il TG2 sarebbe andato avanti costringendo il fratello maggiore a continuare fino al tragico epilogo, che avviene durante la notte ed al quale assistono circa 30 milioni di persone.Per ore, interminabili e strazianti, si sentono i pianti e le urla dispera-te del bimbo; si assistono ai vari tentativi di calarsi nel pozzo di volontari sufficientemente magri; si ascoltano i colloqui dei vigili del fuoco e della madre con Alfredino dopo che un microfono era stato calato nel pozzo.Verso le 7.30 di sabato 13 si chiude con la voce rotta dallo sconforto e dalla stanchezza la più lunga diretta televisiva italiana ed erano stati in pochissimi ad aver spento la televisione alla fine del telegiornale.

Francesco Rosario Lepre

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Da sempre abituato a vivere con il Gazzettino vesuviano in casa, giornale fondato pochi anni dopo la sua nascita dal padre Pasquale Cirillo. Iscritto all'ordine dei giornalisti dal 1990, ricorda come suo primo articolo di politica un consiglio comunale di Boscotrecase, aveva 16 anni. Non sa perchè gli piace continuare a fare il giornalista, sa solo che gli piace, e alle passioni non si può che soccombere. "Il mestiere più bello del mondo".