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Torna la tensione tra i cittadini di Boscoreale e Terzigno che si oppongono a discariche e inceneritori

 

Torna la tensione tra i cittadini di Boscoreale e Terzigno che si oppongono al sistema di gestione dei rifiuti che prevede discariche e inceneritori.

In seguito all’affermazione del Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro: «Dal primo mandato di Bassolino, tutti erano d’accordo a testare un sistema sperimentale per lo smaltimento dei rifiuti e la Campania è stata l’unica zona europea ad aver testato ecoballe e opzione zero rifiuti. Un’intera classe politica si è consegnata a una cultura ambientalista fortemente ideologica, ma il rifiuto è un ciclo industriale in tutte le regioni d’Italia, tranne che in Campania. Siamo un’anomalia. A mio avviso nel 2008 il governo Berlusconi era riuscito a far ripartire il ciclo, ma dopo bisognava aprire le discariche come previsto dal piano varato a suo tempo. Rinunciare all’apertura di Cava Vitiello a Terzigno è stato un grave errore dovuto a ragioni di forza maggiore, al mantenimento delle alleanze».

Le parole del governatore Caldoro hanno acceso gli animi dei comitati e dei movimenti che si battono da anni per porre fine al sistema attuale di smaltimento dei rifiuti.

Durante le cruenti manifestazioni scoppiate tra settembre e dicembre i cittadini di Boscoreale e Terzigno si opponevano anche allo sversamento dei rifiuti in Cava Sari, la discarica pressoché satura che per mesi è stata allargata ma che dovrebbe solo essere chiusa. Tra circa due mesi la sari sarà costretta a chiudere e prevedibilmente,  quindi, torna una emergenza che in realtà non è mai finita.

I cittadini si opponevano anche all’eventuale apertura di Cava Vitiello poi cancellata dal piano delle del 2008, con il decreto legge 196/2010, insieme alle discariche di Andretta e Serre.

Nella mattina di lunedì 27 giugno, le mamme vulcaniche, la rete dei comitati vesuviani e i comitati civici si sono riuniti con il sindaco Gennaro Langella, per discutere, alla luce delle parole del presidente Caldoro,  della possibile marcia indietro sul decreto 196.

Dalla riunione la voce che è venuta fuori all’unanimità è stata la seguente: «Sono decenni che l’amministrazione regionale è inadempiente su questa tematica che ha generato un disastro ambientale. È trascorso un altro anno dalla gravissima emergenza rifiuti e siamo nuovamente al punto di partenza senza che sia stata ricercata una soluzione definitiva a un problema che di sicuro non può essere risolto penalizzando sempre ed unicamente il territorio vesuviano. È da irresponsabili immaginare che, per risolvere l’emergenza napoletana, si debba sollecitare il Governo ad adottare il provvedimento di reintegro della Cava Vitiello tra i siti da utilizzare per nuove discariche, senza parlare del fatto che stiamo parlando di un’ area protetta nel Parco Nazionale del Vesuvio».

I cittadini, unitamente al sindaco hanno affermato che nel caso si dovesse malauguratamente avverare quanto va paventandosi “riprenderà immediatamente la lotta sul territorio vesuviano per impedire quella che sarebbe la definitiva condanna a morte per questa comunità”.

I sindaci dei comuni vesuviani, le mamme vulcaniche, i comitati civici e la rete dei comitati vesuviani, ribadiscono la necessità di chiudere Cava Sari che continua ad emanare miasmi e  a  rappresentare un serio pericolo per la salute della popolazione vesuviana, e la bonifica della stessa.

«Siamo aperti a collaborare su ogni iniziativa per l’adozione del protocollo rifiuti zero – affermano i partecipanti alla riunione – in quanto il problema non si risolve togliendo i rifiuti dalle strade e seppellendoli nelle buche disseminate anche in luoghi protetti».

Certo è che il governatore Caldoro non ha parlato di apertura di Cava Vitiello, ma solo di un errore nell’ averla cancellata dalla legge 123/2008.

Le proteste sembrano continuare e per l’occasione, il primo cittadino Gennaro Langella, che prima ha animato chi si è sempre opposto, ora si esprime così «… Invito vivamente la popolazione a non continuare con proteste che allo stato sono assolutamente ingiustificate e che non fanno altro che arrecare disagi alla nostra comunità, anche perché non c’è, al momento, motivo di preoccuparsi eccessivamente rispetto all’ipotesi di apertura di una nuova discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio».

Giovanna Sorrentino

 

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