Pompei. Presentazione del “Diario di una zingara napoletana” di Paola Romano

“Diario di una zingara napoletana”, il libro di Paola Romano, presentato al Pompeilab, nella serata di venerdì primo luglio, racconta la sua esperienza, come volontaria, che si dipana in un caleidoscopio di luoghi e di volti. Si parte dall’Albania dove Paola va in aiuto di una terra dilaniata dalla crisi economica e sociale, lì impara a vedere il nostro paese con gli occhi dei migranti che sperano di trovare qui  la terra promessa. Ma  Paola scopre che anche in Italia si nascondono disagio e povertà  e sceglie di non voltarsi dall’altra parte, e, come insegnante a Ponticelli, cerca di aiutare ragazzi in difficoltà, come Domenico, pur non potendolo salvare da se stesso. Il cuore del libro e del dibattito della serata è, tuttavia, dedicato all’esperienza di volontaria nei campi rom, parola spesso sinonimo di delinquente, cui solo uno sguardo ravvicinato, come quello che Paola ci regala, può restituire dignità e giustizia. Allora conosciamo Luminita, la sua foto, due occhi grandi luminosi, Roberto, bambini desiderosi di imparare e vivere come tutti gli altri, come avviene in Spagna, perché essere rom  non sia una condanna a priori. Per questo Paola partecipa al progetto della Caritas “Tutti a scuola”,  perché è la scuola il primo luogo di integrazione, perché i bambini conoscendosi possono superare i pregiudizi inculcati dagli adulti. Però il sogno di  Paola si infrange di fronte al  razzismo esploso a Ponticelli per il presunto rapimento di una bambina da parte di una ragazza rom. L’ incendio del campo, i rom costretti a scappare impauriti, gli Italiani compiaciuti, sono scene orribili cui abbiamo assistito muti e complici, salvo poi commemorare ogni anno la Shoah, fermi e indifferenti quando analoghi episodi di deportazione e violenza si ripetono sotto i nostri occhi. Le famiglie rom ora si trovano a Barra, il progetto “Tutti a scuola” è ripartito, nella nuova scuola i bambini sono stati accolti e sembra di vedere avverate le parole di Danilo Dolci: “c’è  pure chi educa senza nascondere l’assurdo che c’è nel mondo (…) sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se è sognato”. Paola li ha sognati questi ragazzi li ha fatti crescere ed è cresciuta umanamente con loro. La guerra contro i rom non è finita: ci sono ancora la schedatura etnica, le condizioni di vita di questo popolo chiuso in campi  dove l’acqua e l’elettricità sono usufruibili solo tra mille difficoltà, come il video realizzato dal  Pompeilab dimostra. C’è soprattutto il razzismo di cui siamo prigionieri a cui il libro di Paola Romano è un ottimo antidoto, per ricordare “a voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case” le parole di Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Claudia Malafronte

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