Napoli Teatro Festival: in scena Sacrificium, victims of musical sensuality e Le Sacre du Printemps

È un tripudio di danze e colori, corpi e armonie quello che è andato in scena ieri sera, 28 giugno, al Real Albergo dei Poveri nell’ambito del Napoli Teatro Festival. La coreografia del brasiliano Ismael Ivo e l’esecuzione  dei “Danseurs Napolitaines”  hanno dato vita ad un mondo luminoso e mediterraneo, intessuto di miti spettacolari e tremendi. Sacrificium, infatti, prologo della rappresentazione, narra visivamente la storia delle voci bianche, i castrati costretti a sacrificare la propria virilità all’arte e al successo. Il canto di Cecilia Bartoli accompagna il dipanarsi del loro dramma: uomini non più uomini, chiusi in un corpo estraneo, la loro unica espressione è la musica che suona quasi come una condanna. Anche Le Sacre du Printemps è  la rappresentazione di un sacrificio, con scene che ricordano gli affreschi della Villa dei Misteri a Pompei e richiamano un’antica tradizione russa: l’offerta di una fanciulla agli dei in primavera, morte che porterà prosperità all’intera comunità. All’inizio sono i suoni naturali, raccolti sul Vesuvio o alla Solfatara di Pozzuoli o tra i templi di Paestum, a fare da eco al mondo che si risveglia e, con esso, agli uomini che tornano alla vita. Poi, sulle note di Stravinskij, si assiste all’esplosione della primavera e con essa degli uomini, che si muovono per conquistare ed attrarre, mentre petali di rose, chiaro rimando “alla rosa di Paestum”, fluttuano nell’aria in un vortice di colori. Ma quest’esplosione di vita è effimera come la stagione di cui è espressione: i movimenti gioiosi si tramutano in una danza dionisiaca e disperata cui la vittima sacrificale si abbandona fino alla morte. Così si chiude il dittico coreografico di Ivo, a ricordarci quanto la natura possa essere bella e tremenda, soprattutto quando l’ansia forsennata degli uomini di dominarla la corrompe e produce gli sconvolgimenti ambientali di cui, purtroppo, siamo testimoni.

Claudia Malafronte

 

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