Una volta essiccate ed immesse sul mercato avrebbero garantito 9 milioni di euro di introiti ai venditori. Ieri mattina, però, la maxi piantagione di marijuana in serra è stata scoperta e sequestrata, mentre i due coltivatori sono stati arrestati.
Il blitz dei carabinieri della stazione di Gragnano, guidati dal maresciallo Sossio Giordano e diretti dal capitano Gennaro Cassese e dal tenente Fabio Ibba della compagnia di Castellammare di Stabia, è avvenuto in via Sassola, a Sant’Antonio Abate. Lì si perdevano le tracce degli investigatori, che avevano individuato uno strano movimento proprio attorno alla maxi serra che si trova in una zona periferica abatese, al confine con Santa Maria la Carità e Gragnano.
All’interno, una vera e propria Giamaica, nascosta tra le piante di pomodori poste lungo tutto il perimetro e con un efficiente sistema idrico per l’irrigazione. I numeri sono davvero impressionanti: ai 9 milioni di euro di profitto si arriva grazie ai 300 metri quadrati di terreno coltivati in serra, ricoperti da 3.500 piante di cannabis indica, alte tra un metro e mezzo e 2 metri e mezzo, del peso complessivo di 7 tonnellate.
La piantagione, però, stavolta ha dei responsabili. Si tratta di due agricoltori abatesi, entrambi incensurati, quindi insospettabili, normalmente dediti alla coltivazione di pomodori. In manette sono finiti Antonio e Catello Martone, padre e figlio, rispettivamente di 51 e 20 anni. Secondo gli inquirenti, Antonio e Catello Martone sono semplicemente le braccia di un’organizzazione capace di pagare agricoltori incensurati per dedicarsi alla coltivazione di canapa indiana da destinare al mercato dello spaccio dell’area stabiese dei Lattari.
Stavolta, infatti, la coltivazione illegale non era occultata dalla fitta vegetazione dei Monti Lattari, ma da una serra interamente circondata da pomodori. Ormai, dopo i maxi sequestri che hanno investito le colline dei Lattari negli ultimi due anni, è diventato complicato per i clan della zona assicurarsi marijuana “fatta in casa”, a buon mercato e senza rischi. La nuova svolta è stata individuata in agricoltori incensurati da assoldare per coltivare “erba” senza avere troppo il fiato sul collo da parte delle forze dell’ordine.
A stupire, però, in questo caso è il grosso quantitativo di piante che era state coltivate in maniera intensiva all’interno della serra di via Sassola. Sequestri così ingenti, infatti, non sono mai stati fatti nell’area stabiese e dei Lattari, anche se ormai da anni la zona è riconosciuta come la piccola Giamaica italiana.
Su disposizione dell’autorità giudiziaria, tutte le piante sono state estirpate e distrutte sul posto, dopo la consueta campionatura. I due arrestati ora sono in attesa di essere giudicati con rito direttissimo.