Per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Torre Annunziata, nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, è stato ripresentato il saggio, che è anche opera teatrale, dal suggestivo titolo “Processo a Garibaldi- Luci e Ombre di un Eroe”, scritto in occasione del bicentenario, avvenuto nel 2007, della nascita di Giuseppe Garibaldi. L’opera teatrale nasce con la promozione del Rotary International – Distretto 2100 – Club di Lauria ed è finalizzata alla raccolta di fondi per l’allestimento di nuovi reparti presso l’Ospedale di Mbouo in Camerun. Il testo è scritto a due mani: le Luci dell’Eroe sono accese dal magistrato Antonio Cirillo, le ombre sono costruite dal prof. Vincenzo Labanca. Alla singolar dialettica tenzone assiste, in rappresentanza del Rotary International, il Senatore del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la pace Cosmo G. Sallustio Salvemini.
Dopo una breve presentazione dell’assessore, professoressa Maria Elefante , prende la parola il magistrato di Cassazione Antonio Cirillo che, con somma convinzione, tesse le lodi di Garibaldi ritenendolo “l’artefice principale dell’Unità d’Italia, il Padre della Patria e l’Eroe per antonomasia”, nel solco quindi, della storiografia scolastica ufficiale.
Gli fa immediatamente eco il prof. Vincenzo Labanca che, al contrario, dissacra e tratteggia impietosamente la figura di Garibaldi inquadrandolo come eroe impudico, guerrafondaio, ciarlatano e immorale. E’ a questo punto che il mio pensiero balzò indietro nel tempo riportandomi all’inizio degli anni sessanta del secolo breve. Le giovani generazioni, allora fortemente ideoligizzate, avevano un “dream” che raffigurava una società socialista, democratica, libertaria, egalitaria. Mi sovvenne la figura di un caro vecchio amico, a quel tempo ottantenne, profondo conoscitore ed estimatore dei Borboni e del Regno delle Due Sicilie. Ricordai che non c’era incontro che non finisse in acerrima diatriba tra i suoi assennati “pro” e i miei giovanili “contro” i Borboni. Ciò che per me erano diritti per lui erano concessioni e al mio senso di nausea per reami, nobiltà e flaccide aristocrazie opponeva il deludente e corrotto quadro politico del tempo. Se allora “ Franceschiello, affacciandosi ai balconi di Palazzo Reale, notava che qualche casolare non fumava, immantinente mandava colà un suo fidato a farsene ragione e a provvedere alla bisogna”. Così esclamava, quasi con solennità, il mio vecchio amico alla vigilia del sessantotto……
Un applauso di parte della platea mi riportò alla realtà della serata che ha visto i due contendenti imbeccarsi dialetticamente, a volte anche con virulenza, sulla figura dell’eroe dei due mondi, ciascuno amplificandone le luci, o le ombre secondo una lettura anticanonica e romanzata della stessa storia. Questi incontri hanno avuto il merito di aver portato la Storia fuori dal cliché celebrativo e hanno consentito di poterla leggere non più come insieme di “ target” assiomatici ma come racconto che snodandosi tra un target e l’altro ha posto l’elemento umano al centro della scena, quindi soggetto e non oggetto indistinto su cui si muovono a piacimento i carri armati della storia. E’ stato possibile, con l’abbattimento di molti veli, intravedere l’origine della “ Questione Meridionale” come possibile conseguenza dell’annessione del Sud al Nord operata , anche con l’aiuto inconsapevole di Garibaldi, dalla monarchia Sabauda……..
Il match viene chiuso per raggiunti limiti….. temporali senza vincitore né vinto.
Conclude il senatore Sallustio Salvemini il quale pur riconoscendo che Garibaldi è una icona italiana che tutte le nazioni ci riconoscono e ci invidiano, certamente occorre fare luce su taluni accadimenti post-unitari che condizionano ancora oggi lo stato di inferiorità del Meridione impedendo all’intero paese di poter fare quel salto di qualità, soprattutto in termini di dignità politico-istituzionale-sociale, necessario per rimanere nel novero delle nazioni cosiddette “civili”.