Un bambino ebreo sfugge all’Olocausto, grazie a dei super-poteri che non sa di avere. Dedica la sua vita alla vendetta. Anni 60: incontra altri giovani dotati di super poteri. Vengono utilizzati dalla Cia, perché incombe la minaccia dell’ecatombe nucleare. Il progetto malvagio sventato, si divaricano i destini di Magneto e Mister X. Il film (USA,11) sviluppa dei personaggi creati da Stan Lee, della Marvel Comics,: che, nella forma di Marvel Studios, sta sfruttando la miniera pressoché senza fondo dei suoi personaggi; produttore è Bryan Singer, sceneggiatore insieme al regista Cahrles Vaughn e gli altri eccellenti Zack Stentz e Jane Goldman. Esiste una trilogia degli X-men, più lo spin-off di Wolverine: questo è un prequel, perché “spiega” le ragioni dell’inimicizia tra Magneto, e i suoi mutanti “cattivi” e Mister X, e i suoi mutanti “buoni”. Ed è una spiegazione credibile. Magneto nasce come vittima. Ma il suo rapporto col suo carnefice è complesso: è di odio; ma c’è una sostanziale complementarietà: come Dart Vater della saga di “Guerre Stellari” e suo figlio/antagonista il Principe. L’ufficiale nazista carogna, anch’esso dotato di super poteri, il bravissimo Kevin Bacon, interpreta la mutazione genetica, di cui gli x-men sono la manifestazione finale, come un’evoluzione, accelerata dal “nucleare”, dell’umanità stessa; che, come l’homo sapiens, distruggerà tutte le forme precedenti. E’ un progetto che sarà fatto proprio dalla nemesi del nazista: Magneto. Quindi, come in “Thor”, altro film della Marvel, la Letteratura Disegnata incrocia la dimensione tragica shakespeariana. Il che avviene con linearità narrativa; e ne sono rutilanti e spettacolari supporti gli effetti speciali, diretti da Chris Corbould, il make-up, diretto da Fran Needham e Conor O’Sullivan, insieme alla visualità scenografica ideata da John King.
Francesco Capozzi