Regione, emergenza rifiuti: diktat di Caldoro alle Province

Dopo lunghe trattative con le Province, il governatore Stefano Caldoro ha rotto gli indugi e firmato l’ordinanza che le obbliga ad accogliere i rifiuti di Napoli e Salerno. Il via libera arriva «ai sensi dell’articolo 1, comma 7 bis della legge numero 1 del 24 gennaio 2011, a seguito del mancato conferimento avvenuto successivamente al dispositivo rafforzato, predisposto giovedì – recita una nota di Palazzo Santa Lucia – Preso atto della permanenza di condizioni di criticità, derivanti dalla non autosufficienza del sistema di gestione del ciclo delle province di Napoli e Salerno, Caldoro ha predisposto i conferimenti con ordinanza negli impianti delle province di Avellino, Benevento e Caserta». Il governatore, fanno sapere dall’assessorato regionale all’Ambiente, non avrebbe potuto varare prima il provvedimento: fino a giovedì, infatti, i flussi procedevano regolarmente. In seguito, da Napoli e Salerno è giunta la richiesta di conferimento di ulteriori mille tonnellate che ha visto la netta opposizione delle Province di Caserta, Avellino e Benevento. A questo punto, «di fronte alla crisi del sistema, Caldoro è intervenuto usando i poteri sostitutivi poiché quelli ordinari, del Comune e della Provincia, non erano stati utilizzati nonostante la disponibilità degli impianti di Chiaiano e Terzigno». Parole che suonano come una risposta al sindaco di Napoli Luigi de Magistris e al vice Tommaso Sodano che avevano accusato lo stesso Caldoro di temporeggiare. «Bene. Era un’ordinanza che attendevamo da diversi giorni e che da diversi giorni richiedevamo al presidente della Regione», sostiene de Magistris. «Come al solito abbiamo fatto più di quello che ci compete per legge, cosa che non si può dire degli altri», pare sia stato invece lo sfogo del governatore col suo staff. Il governatore ha dunque trasformato in ordinanza il dispositivo «rafforzato» che era stato messo in campo dall’ufficio flussi di Palazzo Santa Lucia. L’obiettivo è svuotare gli stir di Giugliano, Tufino e Caivano (ormai al collasso) trasferendo i materiali stabilizzati nelle discariche di San Tammaro, Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimonte. Il presidente Domenico Zinzi non ci sta e annuncia battaglia: «Impugnerò l’ordinanza, ingiusta e inaccettabile, davanti al Tar. Me lo impone il rispetto per il territorio che rappresento. Per decenni Caserta e il suo hinterland sono stati mortificati dai rifiuti di Napoli. Fino al 2009 qui sono arrivate 700mila tonnellate, che non sono state ancora rimosse e danneggiano ogni giorno i cittadini in termini economici e di salute. Il ciclo dei rifiuti è regolato dalla provincializzazione, ragion per cui ogni territorio dev’essere autosufficiente. E allora perché Napoli non sversa la sua immondizia a Terzigno, che può accogliere ancora 35mila tonnellate?». Sulla sua scia il presidente della Provincia di Avellino Cosimo Sibilia: «Ricorreremo al Tar e in tutte le sedi così come fatto in passato e in linea con quanto ha stabilito il nostro Consiglio provinciale. Siamo sempre stati solidali con Napoli e continueremo a farlo ma non possiamo accogliere un grammo di rifiuti in più rispetto a quanto stabilito con l’accordo siglato il 4 gennaio a Palazzo Chigi. È arrivato il momento che Napoli e Salerno si organizzino e non scarichino sugli altri le proprie difficoltà». Intanto, il Comune di Giugliano ha annunciato che diffiderà il commissario ad acta Nunziato Vardè per impedire che proceda all’apertura di un nuovo sversatoio: «C’è una norma del 2007, mai abrogata, che vieta l’apertura di nuovi impianti, discariche comprese» chiarisce il sindaco Giovanni Pianese.

Antonio Averaimo

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