Affare da 50 milioni di euro, indagato dalla Dda Luigi Cesaro

L’accusa è contenuta in un verbale di interrogatorio depositato integralmente nel processo a carico di Carmine D’Aniello, avvocato penalista arrestato l’anno scorso con l’accusa di aver abusato del suo ruolo per favorire il boss dei Casalesi Francesco Bidognetti. Le parole sono quelle di Michele Santonastaso, avvocato penalista accusato di associazione camorristica e in carcere da dieci mesi. Santonastaso ha raccontato della sua carriera e del «timido» pentimento di Luigi Guida, camorrista del rione Sanità di Napoli che Francesco Bidognetti da Casal di Principe aveva cooptato nel suo clan fino a farlo diventare reggente. Soprattutto, Santonastaso ha raccontato che Guida parlò della vicenda del Piano di insediamenti produttivi (Pip) di Lusciano, degli interessi della famiglia Cesaro nell’affare immobiliare da 50 milioni di euro e delle manovre dei Casalesi. In quell’occasione però, Guida si rifiutò di citare i nomi dei politici coinvolti. Nomi che fece successivamente nei colloqui con il suo difensore, Santonastaso appunto, e in una lettera.

Ed è bufera.

Il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro è indagato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per reati di camorra. Lo ha rivelato ieri mattina il quotidiano «Il Mattino» con un articolo firmato dalla giornalista Rosaria Capacchione che da due anni vive sotto scorta perché minacciata dai Casalesi. Un’inchiesta che sarebbe la sintesi di quanto raccolto dai pm antimafia che indagano sui Casalesi, sui Polverino e sui clan di Sant’Antimo e Aversa e che sarebbe ormai arrivata alle battute finali.

«Sono amareggiato – ha dichiarato Cesaro – per l’ennesimo copione già scritto e già letto, che vede ondate di fango colpire un uomo dello Stato in maniera provvisoria, superficiale ed infamante. Il copione è sempre lo stesso: il processo mediatico prima dell’eventuale comunicazione dovuta dagli organi giudiziari. Se effettivamente il mio nome fosse coinvolto nell’inchiesta giudiziaria, la mia collaborazione con i magistrati, di cui ho assoluta fiducia, sarebbe totale e immediata. La mia linea difensiva si baserebbe su due concetti elementari. Primo, non conosco assolutamente i personaggi che mi chiamano in causa. Secondo, mancherebbe il corpo del reato, perché né io né alcun componente della mia famiglia abbiamo portato a termine alcun affare da 50 milioni di euro su terreni resi edificabili a Lusciano».

Il mondo politico, intanto, si è già spaccato. Il centrodestra solidarizza con Cesaro, il Pd chiede le sue dimissioni. «Esprimo solidarietà all’amico Cesaro. – ha dichiarato il parlamentare del PdL Marcello Taglialatela – Ancora una volta assistiamo alla vergognosa consuetudine di sbattere in prima pagina un esponente politico del PdL. Sono certo che Luigi saprà dimostrare l’assoluta estraneità da conoscenze così infamanti». Anche secondo il governatore Stefano Caldoro «Cesaro saprà dimostrare la sua estraneità rispetto alle vicende descritte». Il gruppo del Pd alla Provincia ha invece espresso «la più viva preoccupazione in merito alle notizie apparse sulla stampa nazionale circa l’eventuale coinvolgimento in una inchiesta della Dda per reati di camorra del presidente Cesaro». Pertanto «invita il presidente Cesaro a rassegnare le proprie dimissioni per salvaguardare l’immagine e la credibilità dell’istituzione». Teresa Armato, senatrice Pd e membro della commissione Antimafia ha poi annunciato che «i membri Pd della commissione Antimafia presenteranno un’interrogazione al ministro dell’Interno Roberto Maroni affinché venga a riferire in aula sul caso».

«Non commento», infine, è stata la dichiarazione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Sulle indagini la Magistratura decide in modo autonomo e indipendente, così come la politica segue il suo corso».

Francesco Ferrigno

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