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L’indignazione dell’intera popolazione di Torre Annunziata per la gravissima discriminazione nei confronti dei ragazzi oplontini

E’ altissima in città l’indignazione degli oplontini contro i vertici della struttura “Isola Verde” di Pontecagnano dopo aver appreso che due autobus con sessanta ragazzi a bordo, accompagnati dalle suore Salesiane dell’Istituto Santa Maria Mazzarello, erano stati respinti solo perché torresi.

L’istituto Santa Maria Mazzarello, gestito e diretto dalle suore salesiane, comprende una maestosa struttura ottocentesca centrale e altri edifici perimetrali di epoche diverse, tra le cui mura trova posto l’Istituto di scienze umane. Altri edifici del complesso e gli enormi spazi a disposizione sono adibiti a luogo di aggregazione giovanile ed in via di rilancio per la creazione di un centro polifunzionale e confronto giovanile.

I fatti ci sono stati esposti dalla stessa suor Aurelia responsabile dell’oratorio/centro giovanile, che con la precisione e la meticolosità che la contraddistinguono aveva avviato i contatti con lo stabilimento Isola Verde un mese prima della programmata gita. Sempre suor Aurelia ci riferisce che telefonicamente aveva chiesto la disponibilità ad accogliere sessanta bambini e che le era stato confermata l’assoluta disponibilità e la totale assenza di alcun problema. Sarebbe solo bastato richiamare la struttura qualche giorno prima della data stabilita onde definire dettagliatamente la cosa.

Il giorno stabilito la suora richiama lo stabilimento in provincia di Salerno. La telefonata viene deviata all’ufficio economato e per la precisione a risponderle è il signor Amato col quale si stabiliscono i costi e i dettagli trasferta. Venuto a conoscenza che la comitiva di ragazzi proveniva da Torre Annunziata lo stesso responsabile della struttura lasciava subito trasparire una certa ostilità. Il signor Amato avrebbe riferito che i ragazzi oplontini non erano ben accetti adducendo come spiegazione che già altri ragazzi di Torre, in epoche passate, avevano arrecato alcuni danni materiali allo stabilimento.

Tale diffidenza venne superata solo dopo un lungo colloquio in cui suor Aurelia garantiva la correttezza dei suoi ragazzi; alla fine stabilito prezzi e modalità di accesso, venne anche fissata la data della trasferta. C’era, però, già in chiusura di quella conversazione da registrare un ulteriore comportamento non proprio corretto da parte dell’interlocutore della religiosa torrese. Il responsabile della struttura di Pontecagnano tuonò il suo gravissimo intento: se qualche ragazzo non si sarebbe comportato bene, lo avrebbe afferrato per un braccio e sbattuto sull’autobus.

Giovedì 30 giugno suor Aurelia, dopo aver ben istruito i suoi ragazzi e confermando che non avrebbe in nessun modo tollerato alcun atto fuori dal vivere civile e ottenuto dai ragazzi una risposta positiva a tale richiesta, diede il via a quella che sarebbe dovuta essere una giornata di svago e rilassatezza e partirono tutti alla volta di Pontecagnano. All’arrivo grande fu la delusione trovando l’accesso dello stabilimento chiuso da uno stuolo di persone che sbarravano loro la strada, adducendo l’infantile scusa dell’improvviso guasto. Lo stabilimento non funzionava per un problema alle pompe, ma quando suor Aurelia chiese il perché dell’accesso consentito ad altre comitive giunte dopo i pullman torresi, il personale incaricato di bloccare il gruppo dei Salesiani non poté fare altro che dire la verità. Quelli erano gli ordini ricevuti dalla direzione.

Dopo vibranti proteste la religiosa a capo del gruppo proveniente da Torre chiese di poter parlare con il signor Amato, persona con la quale aveva concordato il tutto telefonicamente. A questo punto le si presentò un’altra persona che confermò la tesi di non accoglienza. Alla richiesta della suora di rispettare quando pattuito telefonicamente due giorni prima, questa persona si presentò dicendo di essere un altro signor Amato e che per lui il gruppo poteva andare a qualche chilometro più avanti dove avrebbero trovato un altro stabilimento che “accoglieva tutti”, come se quei bambini fossero stati dei famosi banditi e gli altri stabilimenti un ricettacolo di teppisti.

Solo alla minaccia di suor Aurelia di chiamare i Carabinieri, i gestori di Isola Verde incominciarono ad accennare a una possibilità di accesso, ma a questo punto la bravissima suora per non compromettere ulteriormente il morale dei suoi ragazzi decise di spostarsi presso l’Acqua Farm, un altro parco acquatico poco distante, dove accolti tutti con grande rispetto e professionalità trovarono un personale che fece di tutto per far divertire la giovanissima comitiva.

La cittadinanza oplontina, venuta a conoscenza dei fatti e strettasi affettuosamente attorno alle suore Salesiane, si è mobilitata nel denunciare i modi “guappeschi” dei tanti “Amato”, responsabili di tali atteggiamenti a dir poco razzisti, per pretendere l’ottenimento delle scuse ai ragazzi, alle suore e all’intera città di Torre Annunziata.

A.A

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