Allarme randagismo ad Ercolano. Preoccupa e non poco la comunità degli scavi il numero di cani abbandonati per strada che specie nella zona alta della città rischiano seriamente di compromettere l’incolumità dei cittadini. Il dato più inquietante sarebbe emerso da un’analisi della tipologia degli animali in questione che avrebbe potato all’identificazione di numerose razze cosiddette a rischio quali pit bull notoriamente usati dalla malavita per gli incontri di lotta clandestini. Si tratterebbe in pratica di soggetti già addestrati con metodi inumani alla violenza le cui capacità offensive potrebbero rivelarsi letali per l’uomo. “ Lanciamo un appello alle istituzioni competenti – hanno precisato i residenti- perché intervengano in un‘opera di bonifica territoriale che assicuri gli animali pericolosi in apposite strutture. Abbiamo paura che con la stagione estiva in corso il numero dei cani abbandonati possa crescere vertiginosamente esasperando ulteriormente un pericolo costante per la comunità. Confidiamo nell’attenzione sociale dell’amministrazione comunale a cui rimettiamo ulteriormente richiesta di intervento, invitando i signori consiglieri a “toccare con mano” nell’area nord del paese la veridicità di un allarme che potrebbe presto sfociare in tragedia. Ci auguriamo che non si debba prima attendere un’aggressione mortale da parte di questi animali senza controllo per poi correre concretamente ai ripari”. “ Da animalista tengo a sottolineare- ha precisato Sara Taranto- la delicatezza di una questione che vede come principali vittime proprio i nostri amici a quattro zampe. Non esistono, sia questo un dato chiaro, razze potenzialmente “pericolose per l’uomo” è solo la perversione cinica di chi addestra alla lotta i cani a trasformare splendidi esseri viventi in macchine di morte perfette, elevandone caratteristiche fisiche e deformandone carattere e capacità di rapporto con gli esseri umani. Un cucciolo segregato, picchiato, lasciato per ore al buio per scioccarne la personalità non è altro che l’involontaria cavia di chi non meriterebbe neanche l’appellativo di uomo. Occorre innanzitutto sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e potenziare al massimo il dialogo con l’ASL e le istituzioni competenti al fine di ostacolare al massimo i combattimenti tra cani e qualsivoglia forma di maltrattamento riservata a questi amici preziosissimi per l’uomo. Pensiamo alla Pet Terapy tanto in uso negli Stati Uniti grazie alla quale a bambini affetti da patologie oncologiche è consentita la presenza in reparto di un cane quale incentivo alla voglia di lottare e vivere per la vita o alle persone affette da grave deficit visivo che dividono la propria quotidianità e la libertà di movimento con chi in fondo non chiede altro che di essere trattato con rispetto e amore da noi”.
Alfonso Maria Liguori