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Regione, arrestato Gambino: «È al vertice di una organizzazione politico-mafiosa»

Sono le quattro del mattino quando i carabinieri bussano a casa di Alberico Gambino, ex sindaco di Pagani e ora consigliere regionale del Pdl. La destinazione è Fuorni, il carcere di Salerno. «È al vertice di una organizzazione politico-mafiosa che ha gestito l’attività del Comune di Pagani insieme ai camorristi del clan Petrosino D’Auria», c’è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare. L’accusa è  concussione e associazione mafiosa finalizzata allo scambio politico-mafioso. Insieme a lui, ci sono altre sei arrestati: i fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria, dirigente del consorzio di bacino dei rifiuti Salerno 1; due imprenditori, il presidente e il vice presidente della Paganese Calcio, Raffaele Trapani e Francesco Marrazzo; Giovanni De Palma, architetto e capo settore urbanistica del comune; Giuseppe Santilli, consigliere comunale di Pagani. La città s’è svegliata col blitz dell’Antimafia. Hanno arrestato Gambino, sindaco rieletto con l’80 per cento dei voti, poi consigliere regionale, festeggiato al Palazzurro di Pagani dal gotha del pdl campano, a partire da Nicola Cosentino. Ma a quella festa c’erano anche pregiudicati del clan Petrosino D’Auria, secondo le foto scattate dagli investigatori. Non solo: ci sono intercettazioni e indagini e, soprattutto, le testimonianze degli imprenditori che hanno denunciato. E ancora, due esponenti dell’Idv paganesi, Petti e Giorgio, anche loro tra i testimoni-chiave, insieme al parlamentare Barbato. Gli imprenditori hanno raccontato al procuratore Roberti e al pm antimafia Vincenzo Montemurro delle vessazioni subite con l’intimidazione criminale. Nel 2006 in Procura arrivarono i primi rapporti, tutti ripresi dal procuratore Roberti, con le prime indagini del pm Serrelli di Nocera Inferiore. I camorristi del clan paganese non avevano più bisogno di far scoppiare bombe al tritolo per avere un po’ di soldi o assunzioni nel centro commerciale Pegaso di Pagani. Non intimidivano amministratori per ottenere l’appalto dei parcheggi. Dalla loro parte stavolta, secondo l’inchiesta della procura accolta dal gip Sgroia, avevano l’ex sindaco Gambino. «Se non assumi questa lista di trenta persone, compresi i pregiudicati, ti faccio chiudere dopo i controlli». E via i controlli, asfissianti, anche nella giornata di sabato santo di due anni fa, ordinati all’ex comandante dei vigili Dino Rossi che racconta tutte le «incursioni ordinate da Gambino». Ma c’era anche un’altra ritorsione possibile, quella di lasciare marcire l’immondizia intorno al centro commerciale con la complicità del dirigente del consorzio di bacino Michele Petrosino D’Auria. L’inchiesta è un racconto del nuovo patto politica-camorra: assunzioni di pregiudicati pagati senza neppure un giorno di lavoro, la gestione dei parcheggi affidata al clan, «l’imposizione» scrivono i giudici, del pagamento di 3mila euro per la campagna elettorale regionale di Gambino, ancora «l’imposizione» dei contributi in favore della società calcistica Paganese. Ha registrato tutto, l’imprenditore Americo Panico, anche le pretese delle forniture di cemento all’impresa amica. Con lui ci sono Danilo Toppetti, amministratore delegato della Pack2000A, un’azienda della galassia del gruppo Conad e Roberto Brandini, manager sempre Conad.

                                                                                                                                 Antonio Averaimo

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