L’acquiso dello stabilimento Irisbus da parte della DR Company è un pericolo da evitare o l’occasione, forse unica, di contribuire alla crescita di un’azienda automobilistica meridionale?

Negli ultimi giorni, importanti vicende stanno interessando lo stabilimento Irisbus di Flumeri (Avellino). Come è noto, si tratta di uno stabilimento di proprietà della Fiat che produce autobus e del quale il gruppo del Lingotto vuole disfarsi.

Di fronte a questa volontà, si è fatta avanti la DR Motor Company avanzando una proposta d’acquisto. Si tratta di un’azienda fondata nel 2006 a Macchia d’Isernia dall’imprenditore molisano Massimo Di Risio che costruisce, nei propri stabilimenti, automobili con componentistica Chery e Fiat. Si tratta quindi di ciò che più assomiglia ad un’azienda produttrice di automobili, nata nell’Italia meridionale, anche perché proprietà, sedi direttive e stabilimento sono esclusivamente molisane. Benché caratterizzata da una forte joint venture con altre case, la DR Motor è un’esperienza che nemmeno il più ottimista osservatore, fino a dieci anni fa, avrebbe immaginato potesse nascere nel Sud Italia. Le ultime mosse del gruppo inoltre, sembrano sempre più caratterizzarsi per la volontà di radicare proprio nel Mezzogiorno, da dove tutti scappano, Fiat per prima, le proprie radici ed il proprio futuro. La proposta d’acquisto dello stabilimento Irisbus dell’avellinese e, qualche mese fa, di Termini Imerese svelano una strategia coraggiosa e che può avere risvolti epocali per la storia dell’industria meridionale.

Le reazioni dei sindacati di fronte alla volontà di vendere lo stabilimento, da parte di Fiat, e di acquistarlo, da parte di Dr, sono state decisamente conservatrici. Da più parti sono emerse voci critiche e la richiesta a Fiat di mantenere stabilimento e livelli occupazionali.

Ma ciò che mi chiedo è se sia utile mantenere a forza chi se ne vuole andare e se, quella che si presenta, non sia invece per i lavoratori di Irisbus un’occasione forse irripetibile.
Fermo restando l’assoluta legittimità della pretesa di conservare tutti i posti di lavoro dello stabilimento (700) e dell’indotto, se queste garanzie arrivano dalla Dr, perché opporsi al cambio di proprietà? Ispira più fiducia chi vuole abbandonarti o chi vuole prenderti con se? Volendo guardare l’altra faccia della medaglia, questa potrebbe essere per i lavoratori irpini, l’occasione di contribuire, con il proprio lavoro, alla nascita di un’azienda automobilistica tutta meridionale, con management meridionale, dipendenti e stabilimenti meridionali. Una realtà che potrebbero, più di ogni altra, sentire propria. Una realtà che prima di decidere di smantellare uno stabilimento ci penserebbe due volte, perché in questo territorio è nata, vuole crescere e ad esso è inesorabilmente legata. Provocazioni di Marchionne a parte, è chiaro che Fiat non andrà mai via da Torino. Allo stesso modo, Dr perché dovrebbe abbandonare il suo territorio? Al di là delle strategie, le aziende, anche se globalizzate, sono fatte di persone. Queste hanno sentimenti, aspirazioni ma anche legami e radici. E qualcosa mi dice che se in un momento storico in cui tutti scappano dal Mezzogiorno Di Risio vuole ancorarvisi con forza, potrebbe valere la pena ascoltarlo e, se ha qualcosa di interessante da dire, dargli fiducia.

Gaetano Pietropaolo

 

 

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