La poesia di Michela Orsini raccolta nel libro “Mani Sporche d’Inchiostro”, Boopen editore, si pone l’obiettivo di comporre un quadro delle esperienze della vita e del modo di sentire della generazione moderna. Poesia diretta e non sempre leggera, che, in un continuum avvolgente per il lettore, è capace, nel contempo, di far sorridere e riflettere.
Sono testi che raccontano di giovani, delle impressioni, dello sguardo di questi ragazzi verso un mondo esterno. Sono scritti diretti non ai soli coetanei. Questo lo si nota dall’occhio volutamente critico verso la società e verso la condizione di una donna spesso vista e considerata alla stregua di un oggetto.
La Orsini usa un linguaggio che è in insieme frizzante, pungente, a tratti spregiante, ma anche e soprattutto vicino alle modalità di esprimersi dei suoi tempi. Termini a volte duri, crudi, di volgarità velata, a testimonianza dell’idea che non bisogna nascondere la decadenza dei costumi, le insofferenze delle nuove generazioni – e non solo! -, il bisogno di socializzare comune agli anni del nuovo millennio. Decadenza che in una giovane donna viene vista anche in maniera critica, come rifugio oppure come ‘ancora di salvezza’ per una gioventù che non si mostra realmente per quella che è, che nasconde le proprie idee ed i propri sentimenti per avviarsi, inesorabilmente, verso la strada dell’omologazione, del ‘così fan tutti!’.
I temi sono quelli canonici: la visione e la consapevolezza di essere donna, l’amore, l’amicizia, quadri della provincia, la critica verso la società e il suo materialismo, il suo malcelato edonismo. E non solo. Oltre il linguaggio, che assume toni personalistici, e oltre i temi cari all’autrice, troviamo piccoli ma significativi accorgimenti che incuriosiscono. Ci riferiamo ai titoli dei capitoli, alle chiusure enigmatiche ed interrogative di alcuni testi, oppure all’utilizzo di strutture che non hanno niente a che fare con il testo poetico, ma che accordano bene l’immediatezza e lo shock del lettore.
Un ‘esperimento’ ben riuscito che lascia tracce nell’anima e nella mente di chi si avventura nella lettura di questo libro che pone le sue prerogative sull’istantaneità, dando l’impressione che l’autrice sia di fronte a fissarti gli occhi non per cercare consensi ad ogni costo, ma per ‘arruolarti’, per proseguire la sfida lanciata ad una società malata di sentimenti schietti e sinceri, di giustizia approssimativa, di facili accomodamenti.
Per trasmetterti o quantomeno indicarti la via, verso quelle conquiste che Michela ha già compiute nel suo subconscio e affidato ad una penna per niente maldestra, benché le abbia lasciato “Mani Sporche d’Inchiostro”!!!!!! Ma, forse, è proprio questa la sua fortuna!
Michela Orsini è nata il 10 luglio 1990. È studentessa del corso di laurea in ‘Cultura ed Amministrazione dei Beni Culturali’ presso la Federico II di Napoli. Risiede in un paesino della provincia di Napoli e lavora in un bar. Infanzia normalissima, adolescenza turbolenta. Realista, istintiva, idealista, femminista, insofferente, in cerca di un equilibrio concreto e costante con sé stessa. Componenti, queste, che aleggiano nella sua poesia, che spifferano tra soggiogate coerenze e il suo contrario … a testimonianza di un carattere forte che cederebbe volentieri i ‘diritti d’autore’ a chi saprebbe coglierne le sfumature anche meno visibili … a prosecuzione di un viaggio che non prevedesse alcuna croce sulle spalle. Un tragitto che a ventuno anni è inevitabilmente cosparso da bivi, ma, per fortuna, in piena evoluzione.
Ecco un esempio di quanto provato a descrivere:
Mia madre/entra in casa/proclamando/la terza guerra mondiale. /È solo/l’ennesima/battaglia di interessi./Stop./Tutto sembra regolare./I ragazzi escono/si ubriacano./Fanno l’amore./Stop. |
Ed ancora |
Mio padre/un giorno festivo./Questa è la vita/dell’operaio./Mia madre/non mangia al ristorante/da anni/torna tardissimo da lavoro/guida un’auto/con le pasticche/avariate./Questa è la vita/che offrono in Italia/alla classe media./Studenti desiderosi/di borse di studio/a cui si rifila/il prestito d’onore./Ricercatori pagati/come commesse/di un pessimo negozio/senza riscaldamenti,/senza ventilatori./Questa è la sopravvivenza piena/che offrono in Italia./Questa è la cultura/la ricerca offerta/da un Paese sviluppato./Quello che puoi avere/questo è il nostro futuro…/Possiamo definirlo/prospero?