“BASTA”, per salvare Pompei e tutta l’Italia

Qualche giorno fa leggo il titolo di prima pagina di un quotidiano napoletano: “E’ scontro Napoli-Barcellona”. Penso ad una competizione sull’ammodernamento e lo sviluppo, tra due capitali del Mediterraneo.

La spagnola è ricca, accogliente, pulita, sembra organizzata, è piena di turisti che riempiono alberghi, strade e numerosi musei. Da quel che ho visto recentemente,  appare ammodernata, nel rispetto sostanziale  delle storiche

Ramblas e del patrimonio culturale. Esempi evidenti  nei bus, metropolitana, servizi in genere, in un litorale ricco, ampliato (prendendo superficie al mare), con tantissime occasione di svago, economia, lavoro e cultura. Offre, dunque, tanti ghiotti elementi per la crescita turistica e sociale della città.

A Barcellona, come in tutta la Spagna, mi dicono alcuni colleghi catalani, i fondi europei sono stati spesi in ampia misura e, almeno da quel che si vede, creando nuove opportunità di sviluppo e di crescita, anche se non mancano sprechi e fallimenti.

Ora dovrei dire di Napoli e più in generale della sua provincia. Lo evito. Non per nascondermi dietro il dito, ma solo perché sul piano che immaginavo non vi è competizione con Barcellona. E’ evidente a tutti, ma, forse, è meno doloroso ignorarlo e non solo perché “ormai si è in vacanza, si parla d’altro”. Lo scontro in questione, molti lo sapranno (tranne me), è solo sul calcio per una presunta “offesa” del presidente partenopeo all’allenatore catalano. Evviva!

Eppure la prospettiva di crisi economica, sotto l’attacco della speculazione, sembra accomunare in zona euro le due nazioni del Mediterraneo. “El caos europeo aviva el asedio a Italia y Espana”, titolava il 19 luglio il quotidiano catalano “Lavanguardia”. Ma a chi eventualmente andrà meglio? A chi ha speso per ammodernare il paese quando vi erano soldi da spendere o a chi, nello stesso periodo, è stato fermo o a speso molto spesso male?

Da noi, in tantissimi casi sono state  sprecate risorse in marciapiedi, fontanine, industrie che non hanno mai prodotto. Non ci siamo fatti mancare nulla. Sono stati realizzati anche capolavori dello spreco.  Recentemente è stata scoperta nella gestione degli scavi di Pompei una spesa di fondi europei (12 milioni di euro) che non ha fatto aumentare il numero delle domus ben conservate e aperte al pubblico, con l’aggiunta dell’ingresso di cristallo di porta anfiteatro , brutto, inutile e mai funzionante (costo 5 milioni di euro, come ricordato da un’inchiesta del Corriere del Mezzogiorno).

Più sopra della Spagna, in Francia, la musica, per l’Italia, non cambia. Il diffuso settimanale “Le Point”, in un servizio nel quale racconta impietosamnente perché “Pompéi se meurt”,  per spiegare cosa si sta facendo per evitare i crolli nell’area archeologica pompeiana (da buona parte dei media mondiali definita la metafora di come si tratta l’Italia intera) scrive: ”Mario, un des guides du site, se gratte discrètement les testicules. Vieille technique napolitaine pour éloigner le mauvais oeil”. Il significato, senza traduzione, dovrebbe essere chiaro a tutti. Tutto quanto alla faccia dello sbandierato interesse dei francesi a salvare Pompei con 200 milioni di euro. Qualcosa più di un’impressione ci fa pensare che la notizia rilanciata e commentata da politici e dirigenti del Mibac, sia, purtroppo, la solita boutade che periodicamente qualcuno usa in Italia per dare speranza alla sopravvivenza degli scavi pomepiani: un modo per non parlare delle responsabilità che sono tutte e solo italiane. Dimenticavo di scrivere che la copertina del settimanale francese  titola: “La Mafia en France”. Ancora Evviva!

Quello che siamo e quello che facciamo non poteva lasciare indifferenti i tedeschi. Il livello di considerazione, di affidabilità dell’Italia e delle politiche che la governano raggiungono il top, naturalmente negativo.

Der Spiegel, ritenuto il più autorevole settimanale europeo, (quello dell’impietosa copertina del 1977, con la foto di una pistola su un piatto di spaghetti) pubblica un servizio di ben 9 pagine, firmato dalla corrispondente da Roma, Fiona Ehlers, una scrupolosa giornalista, apprezzata inviata di guerra, che recentemente abbiamo incontrato durante una scrupolosa e ampia visita agli scavi di Pompei.

L’inchiesta è annunciata dalla copertina che riporta una vignetta in cui è raffigurato un Berlusconi gondoliere che conduce l’Italia fuori dall’Europa in compagnia di due sirene-escort.

Il titolo principale di copertina è: “Ciao Bella!”. Il secondo titolo: “Decadenza del più bel Paese del Mondo”. Il servizio all’interno è titolato in italiano: ”Basta.” Il sommario: “I mercati finanziari internazionali hanno perso la fiducia nell’Italia. Dopo 17 anni di Silvio Berlusconi il Paese è oberato di debiti e maturo per un cambio di governo. Il membro fondatore dell’Unione Europea appare come azzoppato dall’inoperosità del suo premier, il quale si occupa prima di tutto di sé stesso”. L’inchiesta inizia con una citazione: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!“ (Dante Alighieri, “La Divina Commedia”, Inferno, Canto VI) e cosi di seguito con cifre e storie.

Der Spiegel articola il servizio partendo da una premessa: “Che il capo del governo mantenga la sua carica fino alla fine della legislatura, nella primavera del 2013, nelle capitali dell’Unione Europea non lo crede quasi nessuno. Quindi è tempo per il bilancio dei danni di un’era che si avvicina alla fine”.

Non manca la foto di Napoli con i turisti tra la monnezza e la citazione di quanto accade negli scavi di Pompei: “Pompei a esempio sta vivendo la sua seconda rovina. Il bene catalogato dall’Unesco come patrimonio mondiale sta deteriorandosi e vi spadroneggiano cani randagi e bande di guide turistiche mafiose. Non è il denaro che manca a Pompei. Visitano Pompei poco meno di tre milioni di turisti stranieri in Italia e pagano 11 euro per l’ingresso, da Roma inoltre arrivano 40 milioni di euro come sovvenzione, ma il denaro si disperde o è investito in pompose spese per pubbliche relazioni”.

“Basta.”, oltre che il titolo di Der Spiegel, dovrebbe essere il programma delle azioni quotidiane di noi tutti, necessarie per salvare Pompei e tutta l’Italia. E’ proprio questo l’orientamento del preoccupato “Patto per crescere” , sottoscritto ieri da 17 parti sociali, imprenditori e sindacati che chiedono “una discontinuità” necessaria per “realizzare un progetto di crescita del Paese

Antonio Irlando

 

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