Intervista al sindaco Capasso: “Rilanceremo San Sebastiano a partire da settembre”

«Mi sorprende come in un momento in cui la parola d’ordine è “cambiamento” c’è una comunità che da 56 anni si riconosce negli stessi amministratori» ad esordire così è il riconfermato sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, consigliere provinciale PD, Giuseppe Capasso che ha aggiunto: «Viviamo tempi in cui se operi bene o male, tutta la discussione è incentrata su un generico cambiamento e questo totem intorno al quale si finisce per girare, spesso, distrae da quello che è un giudizio oggettivo sulle cose fatte e quelle non fatte dalle quali dovrebbe dipendere la necessità di un cambiamento. Credo che questa comunità, avendo deciso di resistere alle lusinghe del “cambiamento” abbia dato un segnale forte di stabilità. Una stabilità che ci permetterà di completare quanto abbiamo programmato.

Nell’ultima tornata elettorale abbiamo ricevuto i tre quarti dei consensi degli elettori e ciò ci gratifica. Una parte di questo plebiscito è certamente merito nostro, mentre l’altra rappresenta l’impegno per quello che riusciremo a fare nei prossimi anni».

Per il sindaco Capasso la gente nelle piccole comunità, a differenza delle grandi istituzioni recupera la capacità di giudizio. «Oggi si prova a mortificare le autonomie locali, ma esse sono il banco su cui l’elettore si esprime con maggiore consapevolezza, non perché è amico di o parente di, non basta solo questo perché se mio fratello è o dimostra di essere un imbecille non mi è consentito di votarlo perché il giudizio collettivo della gente, poi, diventa inesorabile».

Parlando di fratelli il pensiero corre veloce ai cugini. La rottura con i socialisti?

«Ho sempre avuto e continuo ad avere una profonda stima nei confronti di mio cugino. È chiaro che poi i percorsi politici si possono separare ed in questo caso in una maniera neanche conflittuale.

La nuova legge elettorale ci ha imposto un ridimensionamento e ciò pesa sulle logiche di coalizione. Stando a quanto prevedono le odierne regole del gioco noi abbiamo deciso di puntare tutto su un monocolore PD. La questione con mio cugino, quindi appartiene esclusivamente alla categoria della politica».

Nuova giunta, espressione di continuità e allo stesso tempo di rinnovamento, ma senza quota rosa, nuova amministrazione ringiovanita.

«Un’amministrazione ed una squadra di governo sicuramente ringiovanita, il nostro capogruppo, il consigliere Sannino ha soli 22 anni. In vero la questione generazionale non mi appassiona, ma il nostro consiglio comunale è l’esempio di una forte sintesi tra passato e futuro che secondo me, è ciò di cui ha bisogno oggi la politica.

Certo, abbiamo questo “buco” nei confronti della quota rosa che è anch’esso il frutto del ridimensionamento impostoci con una giunta a quattro. Il tutto però va letto nella chiave giusta. Sono sempre meno le donne elette e quindi bisogna poi recuperarle in giunta. Scavalcando questa logica di “quota rosa assistita” riteniamo che sia molto gratificante aver portato in consiglio una donna legittimata democraticamente. Eletta dal popolo e riconosciuta quale rappresentante del mondo femminile».

Non resta che procedere, continuare su quanto programmato e portare avanti nuove proposte?

«L’aspettativa è molto alta e le opportunità di soluzione dei problemi sono sempre minori. Oggi fare il sindaco, l’amministratore locale richiede una vena di follia. Quest’anno abbiamo subito ancora un taglio di fondi per 270mila euro su un bilancio di due milioni.

Siamo di fronte ad un atteggiamento vile del governo che con questi tagli recupera i propri conti e intanto ci obbliga ad aumentare la pressione sui contribuenti a livello locale, pena il taglio di quei servizi minimi, ma degni di un paese civile, ma non essenziali.

Stando così le cose, proveremo a sopravvivere, cosa non piacevolissima, ma bisogna, come abbiamo fatto in campagna elettorale, ad essere onesti con i cittadini. Oggi siamo disperatamente soli, con un governo che è diventato Stato padrone da una parte, mentre dall’altra la Regione, che per risolvere alcuni suoi problemi, abbandona i comuni. A dire il vero la solitudine non ci impressiona, ci spaventa di più il groviglio normativo che poi non riconosce la parte premiante del lavoro che le autonomie locali devono fare. Allora direi lasciateci pure soli e senza supporti economici, ma dateci un sistema normativo che consenta quei necessari atti di creatività senza i quali un comune muore».

E allora da settembre bisognerà continuare a sopravvivere?

«Ricominceremo e rilanceremo San Sebastiano già da settembre, quando abbiamo intenzione di dare una spallata alle difficoltà e tornare ad essere un punto di riferimento nella difficile provincia napoletana. La nostra sfida sarà quella di dimostrare che è possibile vivere, e non sopravvivere, dignitosamente stando a contatto con la parte più inquieta della periferia partenopea. Se riusciremo in questo intento daremo anche una speranza alla Città.

Lucia Belfiore

 

 

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