Scavi di Pompei, lavoratori: “Mancano personale e sicurezza, le domus resteranno chiuse”

Dopo la chiusura di tre ore degli Scavi di Pompei di domenica 21 agosto, non avendo ricevuto nessun chiarimento in merito al tema della vertenza, “CISL e UNSA declinano ogni responsabilità per eventuali disagi che potrebbero essere arrecati ai turisti per la prossima assemblea di domenica 28 agosto”.

Antonio Pepe, Segretario della CISL FP Pompei, spiega i motivi dello stato di agitazione che si protrarrà anche per domani: “I problemi sollevati dal personale nell’ultima assemblea non sono legati solo alla mancata puntualità dei pagamenti ma soprattutto per la sicurezza e la funzionalità del sito archeologico, in quanto è rimasto tutto com’era prima del crollo della Schola Armaturarum avvenuta il 6 novembre 2010” .

Dopo i vari crolli avvenuti nel novembre 2010 alle organizzazioni sindacali non sarebbero state mai fornite informazioni sugli interventi per la messa in sicurezza del patrimonio archeologico di Pompei o di altri siti, “lavori necessari a garantire non solo la conservazione del bene – assicura Pepe – ma anche ad assicurare la incolumità dei lavoratori e dei turisti, infatti se il crollo della Schola Armaturarum fosse avvenuto al passaggio della ronda notturna, mezz’ora prima, o durante l’orario di visita del pubblico oltre al danno del patrimonio culturale ci sarebbero state sicuramente delle vittime”.

Probabilmente l’opinione politica ipotizzava che i problemi di Pompei sarebbero stati risolti sostituendo Bondi con Galan. “In realtà – commenta il segretario Cisl FP Pompei – non è stato così. Infatti dopo l’ingresso trionfale del nuovo Ministro che annunciava da subito misure straordinarie a Pompei non si è visto né fatto niente. Forse Bondi era diventato scomodo perché aveva capito che per valorizzare il territorio bisognava separare Pompei da Napoli e dare a Pompei un Soprintendente che lavorasse esclusivamente per Pompei a tempo pieno, già istituita nel 1997 da Veltroni e cancellata da Rutelli nel 2008”.

Intanto, agli Scavi archeologici di Pompei l’efficienza dei servizi è al collasso per la mancanza di personale, causata principalmente per l’iniqua ripartizione dell’organico in forza alla Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Napoli e di Pompei. E il rischio, per i turisti, è quello di trovare “porte aperte agli Scavi di Pompei, ma domus chiuse per mancanza di personale”.

“Dal comportamento dell’Amministrazione si evince chiaramente che è totalmente ignara dell’organizzazione del lavoro – aggiunge ancora Pepe – tanto è vero che il 21 agosto, ma non solo, mancava il personale di vigilanza per consentire l’apertura al pubblico del sito archeologico di Pompei, di fatti vi erano solo 22unità in servizio, tant’è che il sostituto della Soprintendente imprudentemente disponeva l’apertura degli Scavi ma di tenere le domus, senza sapere che mancava finanche il numero legale di custodi indispensabile a garantire la sicurezza del sito a porte chiuse. Ma a Pompei il personale di vigilanza è sfiancato dal sovraccarico di lavoro, perché, quotidianamente, ai custodi in servizio sono assegnate fino a tre zone di guardia, equivalenti ad un’area di circa 35mila metri quadrati, pari a 31,2 volte l’impegno di lavoro del personale in servizio in altri siti della Soprintendenza di Napoli e Pompei e di 50 volte superiori ai parametri ordinari, riuscendo comunque a garantire l’apertura dell’area archeologica 365 giorni l’anno, il tutto a parità di stipendio e compensi accessori con chi lavora molto meno e in ambienti climatizzati”.

I sindacati riscontrano poca attenzione anche per il personale addetto alla manutenzione: “Benché volenteroso, è poco utilizzato, male organizzato, peggio distribuito e maldestramente gestito, non riuscendo così a garantire l’ordinaria conservazione di tutti gli affreschi, mosaici, edifici e domus”.

Per il personale amministrativo “la Soprintendenza naviga a vista (corta), dal momento che la gestione di tipo territoriale ha causato discriminazioni e conflitti per l’attribuzione di incarichi tra dipendenti che svolgono le medesime attività presso la sede della ex Soprintendenza di Napoli e della ex Soprintendenza di Pompei”.

“Riteniamo – conclude Antonio Pepe – che l’assetto organizzativo della Soprintendenza di Napoli e Pompei debba vedere coinvolte tutte le professionalità presenti, tenendo conto delle competenze individuali, con funzionari responsabili di uffici e servizi nominati con criteri oggettivi che tengano conto dell’anzianità nel ruolo, competenza e dedizione, distribuendo l’attuale personale in organico alla Soprintendenza di Napoli e Pompei tenendo conto dell’ampiezza delle aree archeologiche, del numero edifici presenti in ogni sito, comparato al numero di turisti che visitano ogni sito il personale, al fine di garantire la funzionalità amministrativa, assicurare l’apertura di tutte le domus agibili presenti in tutti i siti e intervenire con puntualità alla manutenzione ordinaria degli edifici antichi, dei mosaici e degli affreschi”.

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