Settembre è un mese strano. Dovrebbe essere quel mese nel mezzo del calendario in cui si va “punto e a capo”. Il mese della ripresa, del ritorno alla monotonia autunnale/invernale.
Solo che – dicono – non esistano più le mezze stagioni.
Considerato che il sole brucia più di agosto o quanto ad agosto, ma che siamo ancora solo ai primi di settembre e la qual cosa ci potrebbe pure stare bene; il fatto grave è che la ripresa è “ardua impresa”. Mettendo da parte secchiello e paletta; creme abbronzanti e costumi ho la vaga, quanto netta sensazione, che ci sia un po’ di agitazione. Pare che essa abbia anche un titolo che a caratteri ingrossati suona all’incirca così “avviso ai clienti” e finisce con un emaciato “ci scusiamo per il disagio arrecato”. Nel mezzo, in modo sintetico, soppressioni e ritardi dei treni; chiusura di linee di collegamento dalla periferia a Napoli centro e tante belle cose a chi viaggia.
E’ il caos che attanaglia in questi giorni i pendolari/viaggiatori della Circumvesuviana che rischia il fallimento o, volendo essere più clementi, lo sfinimento.
Eppure il primo aprile corrente anno il biglietto Unico Campania rincarava in modo per niente irreversibile per studenti ed impiegati, afflitti e disperati. Il sei maggio ci fu uno sciopero generale e fra le tante motivazioni, i giovani precari che quel giorno scesero in piazza gridando “oggi è sei maggio, sciopero selvaggio” ribattevano anche questo aumento. Oggi si replica, ma manca la rima e a quanto pare anche il trasporto pubblico di prima.
Ci fu detto che il rincaro era necessario per migliorare il servizio. Del resto viaggiare come sardine in scatola nelle ore cruciali del mattino, caldo o freddo che faccia, non è il buongiorno che un comune mortale voglia ricevere. Eppure così è.
A questo punto però i conti non tornano. I biglietti aumentano e il servizio diminuisce?
Impressioni di settembre o previsioni di ottobre?
Valentina Anacleria