La seconda serata (giovedì 8 settembre) della XVI edizione del Pomigliano Jazz Festival si tiene al Palazzo Mediceo di Ottaviano, gioiello di architettura barocca, sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio e simbolo di legalità perché bene confiscato alla Camorra. Protagonista, la musica di Bach, Händel e Scarlatti rivista e attualizzata attraverso il pianoforte di uno dei principali jazzisti europei, Enrico Pieranunzi. Un evento dal forte significato simbolico: portare l’arte, la cultura e la bellezza in un luogo tristemente noto negli anni ’80 per essere la dimora di Raffaele Cutolo. Romano, classe 1949, Enrico Pieranunzi è da molti anni tra i protagonisti più noti ed apprezzati della scena jazzistica internazionale. Pianista, compositore, arrangiatore, ha registrato più di 70 cd a suo nome spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto e collaborando, in concerto o in studio d’incisione, con Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron. Tre volte premiato come miglior musicista italiano nel “Top Jazz”, ha ricevuto nel 1997 anche il “Django d’Or” come miglior musicista europeo. Ha portato la sua musica sui palcoscenici di tutto il mondo esibendosi nei più importanti festival internazionali, da Montreal a Copenaghen, da Berlino e Madrid a Tokyo, da Rio de Janeiro a Pechino, fino ad arrivare alla recente tournée in Argentina e Uruguay. Al Pomigliano Jazz Festival, Pieranunzi ritorna per presentare in piano solo un concerto-omaggio incentrato sulle musiche di Bach, Händel e Scarlatti. Il tutto partendo dalla recente pubblicazione discografica “1685” (CamJazz), che estende e incrementa il riuscitissimo “Plays Scarlatti”, con un ulteriore valore aggiunto. In quel cd infatti le sonate del grande Domenico erano origine o approdo di estemporanee improvvisazioni. Qui invece i brani di Haendel, di Bach e dello stesso Scarlatti diventano addirittura generatori di altri brani. Così da una sarabanda di Haendel sentiamo nascere una delicata, morbida bossa nova e da un austero corale di Bach sentiamo sbocciare imprevedibilmente un evocativo motivo country. Musica sorprendente, dunque, nuovo e appassionante capitolo di una ricerca personalissima e spregiudicata attraverso la quale Pieranunzi ci porta con sé in mondi sonori lontani, che egli attualizza e ingloba nel proprio irrequieto, eclettico, originale universo espressivo.