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“La stessa barca tour” al Pompeilab

Dopo venti fortunatissime date, è sbarcata domenica al Pompeilab “La stessa barca tour”, la tournée dell’ultimo omonimo album dei 24 Grana. Non si tratta della prima volta della band partenopea in questo scenario, ma anzi dell’ennesimo piacevole ritorno in una realtà molto cara al gruppo. La line up attuale è composta da Francesco Di Bella (voce e chitarra), Renato Minale (batteria), Giuseppe Fontanella (chitarra) e Alessandro Innaro (basso).

L’area destinata al concerto era gremita da un pubblico entusiasta formato da fan vecchi e nuovi del gruppo e dai frequentatori abituali del centro. Il concerto è cominciato verso le 22:15 ed è terminato alle 24:00. Il gruppo ha eseguito tutti i brani del nuovo album “La stessa barca” e moltissimi vecchi successi, da “Vesto sempre uguale” al primo singolo pubblicato dal gruppo “Lu Cardillo”, tra cui una bellissima versione unplugged, solo chitarra e voce della ballata “Kevlar” per concludere con “Canto pe’ nun suffrì”.

“La stessa barca” si distingue dagli album precedenti per un suono particolarmente essenziale, asciutto, senza fronzoli. Per registrarlo la band si è trasferita a Chicago dove ha lavorato con Steve Albini, famoso ingegnere del suono e produttore tra gli altri di Pixies, Nirvana, Mogwai, The Stooges, PJ Harvey e tanti altri. Le registrazioni sono avvenute in analogico e praticamente in presa diretta, la modalità migliore per catturare tutta la carica e l’energia che la band sprigiona soprattutto nei live.

Nel disco si passa dalle tematiche esistenziali, a racconti di vita metropolitana, a racconti sociali crudi.

“La stessa barca” è l’allegoria dei tempi moderni, infatti come si legge nel sito ufficiale della band: “nel momento di crisi globale che si sta vivendo, siamo tutti sulla stessa barca e ci vuole uno sforzo di unità per poter progredire positivamente, e questo riguarda sia piccoli nuclei di persone che sistemi più complessi. In una situazione del genere ci si chiede se sia più forte la nostra predisposizione all’utopia o la rassegnazione alla catastrofe”.

Anna Bottone

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