Prosegue l’attività di denuncia e di recupero delle opere d’arte appartenenti alla comunità torrese da parte dell’Assessore Aldo Tolino. Stavolta l’attenzione è rivolta alla lapide commemorativa posta in passato all’entrata del cimitero di Torre Annunziata. Il ceppo in pietra lavica simbolicamente ricorda i morti per l’epidemia di colera del 1836. Il suo scopo però non finisce qui, rappresenta infatti anche la memoria di un gruppo di militari ed ufficiali di istanza alla Reale Fabbrica di Armi di Torre Annunziata. Tra essi si distinse il Direttore dell’Opificio William Robinson, inglese che con orgoglio acquisì la cittadinanza napoletana, conferitagli da Re Ferdinando I di Borbone con il grado di Capitano di vascello. Il suo nome fu mutato in Guglielmo Robinson, come spesso usava all’epoca (ricordiamo ad esempio i Voiello, che in origine si chiamavano Van Vittel). Robinson servì la corona britannica al fianco dell’Ammiraglio Orazio Nelson e giunse a Napoli come consigliere della marina napoletana, prestando poi giuramento ai borboni. Appassionato di scienze ed inventore, utilizzò questa sua capacità nella direzione dello stabilimento di manifatture militari e in quello della fabbricazione della polvere da sparo. Grazie ai suoi interessi (studiava tutti i nuovi ritrovati degli altri paesi europei) ed alle sue qualità, gli utensili militari, le macchine a vapore, la fabbricazione delle stoviglie e l’innovativa coltura di semi indiani per colorire erano sempre all’avanguardia ed ottimi.
In seguito ai lavori di ampliamento e ristrutturazione fu spostata, ma oggi grazie all’Assessore e all’Architetto Caraviello sarà ricollocato in una postazione adeguata, a memoria della grandezza del Regno delle Due Sicilie. Si tratta della quarta opera d’arte recuperata durante il mandato dell’assessore all’immagine e valorizzazione dei beni artistici Aldo Tolino. Arriva dopo il quadro del Quartaro della Chiesa del Carmine, l’affresco della Villa di Oplonti trafugato negli anni ’70 e recuperato dalla guardia di Finanza in una dimora parigina ed il calco trasparente di Oplonti che stava per finire al Museo di Casalbordino.
Anna Bottone