Delle 448 chiese, la maggior parte nel centro storico, 160 appartengono alla Curia, 90 al Demanio statale, una cinquantina sono del Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interni, altre di proprietà del Comune. Molte le congreghe gentilizie, considerate opere d’arte, ricche di stemmi e insegne della vecchia aristocrazia, abbandonate e ricoperte di erbacce che riportate all’antico splendore potrebbero ospitare uffici informazioni per i turisti.
Dell’immenso patrimonio, Napoli conta più chiese di Roma, almeno trecento sono con le porte sbarrate. A sottrarsi a questo triste destino, la Chiesa di San Michele Arcangelo di proprietà della Congrega dei 72 Sacerdoti, all’angolo di Via Roma con Piazza Dante, fondata nel 1589 e completamente rifatta nel 1731 su disegno di Domenico Vaccaro, pittore, scultore e architetto.
In seguito al terremoto del 1980 per i notevoli danni riportati, la chiesetta fu chiusa e abbandonata, l’ingresso ricoperto da sterpaglie e rifiuti. Solo nei giorni scorsi a cura di don Giuseppe Tufo dell’Ufficio Congreghe Sacerdotali, istituzione voluta dal cardinale Crescenzio Sepe, l’edificio di culto è stato riaperto alle visite culturali e al godimento dei fedeli.
Altro esempio la chiesa di Santa Maria di Donnaregina Nuova, dal 2008 diventato Museo diocesano, attirando migliaia di turisti.
L’iniziativa presentata, nei giorni scorsi, nella sede arcivescovile “Penso ha detto l’alto prelato – che la riapertura possa costituire un utile contributo al riscatto della città, con la conseguente valorizzazione delle chiese che da anni sono rimaste chiuse, per mancanza di fondi e incuria, per farne catalizzatori sociali, incubatori di cultura, svago e di nuove occasioni di lavoro”.
La richiesta per l’assegnazione del luogo dovrà pervenire entro il 12 ottobre 2011. Il bando pubblicato in italiano e in inglese sul sito chiesedinapoli.it e sul settimanale diocesano Nuova Stagione. Una o due volte l’anno in queste chiese, molte delle quali non sono sconsacrate, l’obbligo di far svolgere cerimonie religiose.
Associazioni, Fondazioni, Enti pubblici e privati, vescovi anche stranieri, sono invitati a scegliere una chiesa di quelle disponibili – ha detto monsignor Adolfo Russo, vicario per la cultura – propongano un piano di recupero e destinazione che concili interessi individuali e collettivi, una biblioteca, librerie, scuole di musica e in breve potranno entrarne in possesso. La chiesa, ha aggiunto, “ mette in campo i beni di famiglia in un momento di difficoltà” “Oggi di fronte ad una condizione sociale di una città che per tanti versi affonda e che fa fatica a riprendersi abbiamo deciso di aprire o riaprire le nostre chiese per il restauro, il riuso per fini sociali, culturali, spirituali”.
Don Gennaro Martino, che ha fatto da moderatore all’incontro, ha detto “Vogliamo innescare circuiti virtuosi che facciano da catalizzatori sociali, incubatori utili a produrre cultura, svago e occupazione”.
Gli edifici disponibili subito sono una decina e potranno essere consegnati entro l’anno su parere della Facoltà di Architettura dell’Università Federico II e della Seconda Università degli Studi (Sun). Dell’iniziativa è stato informato il Vaticano che ha dato il suo assenso. Ci sono tante chiese chiuse è l’esempio di Napoli potrebbe essere imitato in Italia e nel mondo.
Mario Carillo