Uno studio apparso sull’autorevole rivista Nature apre il campo ad approcci terapeutici rivoluzionari per la lotta ai tumori: per la prima volta una terapia antitumorale, basata sull’impiego di virus iniettati per via endovenosa si è dimostrata efficace nell’attaccare selettivamente solo cellule tumorali, lasciando intatte quelle sane.
L’arma chiave sembra essere il virus JX-594, usato come vaccino contro il vaiolo, per via delle sue caratteristiche morfo-genetiche, molto simili al virus che ha decimato la popolazione indigena americana nel XVI secolo D.C.
Lo studio, coordinato dal dottor John Bell dell’Ottawa Hospital Research dell’università di Ottawa, in Canada, è stato condotto su 23 pazienti colpiti da diversi tipi di cancro, in fase avanzata. Su di loro, è stato iniettato il virus JX-594, in cinque dosaggi differenti e dopo una decina di giorni sono state effettuate delle biopsie. In sei degli otto pazienti trattati con le dosi più elevate, si è vista una regressione o stabilizzazione del tumore. Gli effetti collaterali riscontrati? Nulla più di sintomi influenzali.
“E’ la prima volta nella storia medica che una terapia virale ha mostrato in modo coerente e selettivo una replicazione nei tessuti cancerosi, dopo la somministrazione endovena”, ha dichiarato il dottor Bell.
Un entusiasmo legittimo, se si considera che fino al 2008, solo due terapie geniche hanno raggiunto il mercato. Il primo di questi è stato Gendicine, lanciato in Cina nel 2004, per il trattamento del carcinoma squamoso della testa e del collo. Gendicine consiste nel gene onco-soppressore p53 inserito all’interno di un vettore adenovirale.
Il secondo caso di lancio sul mercato di una terapia genica avviene nel 2007, quando riguarda il Rexin-G, lanciato nelle Filippine per un ampio spettro di tumori metastatici intrattabili. Analogamente a Gendicine, Rexin-G è stato progettato per legarsi alle cellule cancerose in cui determina l’espressione di un gene oncosoppressore. Vista la sua efficacia, è stato classificato come farmaco orfano ed è disponibile per uso compassionevole in Giappone dal 2007.
Al momento purtroppo i dati a disposizione per valutare la sicurezza e l’efficacia a lungo termine della terapia messa a punto dal gruppo del Dr. Bell non ve ne sono; sarà necessario attendere tempo e sperimentazioni prima di vedere questo approccio in atto su larga scala.
La strada è lunga, ma, se il prezzo da pagare è solo un forte raffreddore, si prevedono sviluppi promettenti nella medicina dell’immediato futuro e molte persone felici di essere “influenzate”.
Catello Somma