Ricatto al premier, il gip ha deciso: atti a Roma

Il gip Amelia Primavera ha deciso: il caso del ricatto al presidente del Consiglio finisce a Roma. Decisivi il racconto di Marinella Brambilla e la memoria di Silvio Berlusconi, che figura come parte offesa nell’inchiesta. Due versioni che coincidono sullo stesso punto: i soldi a Walter Lavitola sono stati dati a Roma, prelevati dalla cassaforte di Palazzo Grazioli e resi a un certo Juanito, uomo di fiducia del direttore de L’Avanti!. Un giorno prima  del pronunciamento del Riesame, dunque, lo stesso gip che aveva firmato gli arresti di Tarantini, della moglie di questo e dello stesso Lavitola, ha chiarito che alla luce delle ultime testimonianze Napoli non è competente ad indagare sulla vicenda e ha disposto il trasferimento degli atti alla procura romana. Soddisfatto Niccolò Ghedini, legale del presidente del Consiglio. «Avevamo presentato una memoria alla Procura di Napoli per chiedere che la competenza fosse trasferita a Roma. Ora vediamo che il gip prende questa decisione, tra l’altro ritenendo credibili le dichiarazioni del presidente Berlusconi contenute nella memoria. Siamo quindi soddisfatti di questa decisione e se i pm di Roma riterranno di voler sentire il presidente, ovviamente è a disposizione». «Non conosciamo gli atti, ma questa decisione è sicuramente ancorata alle regole del processo e dimostra che non c’è alcuna volontà di persecuzione nei confronti di Silvio Berlusconi da parte della magistratura» è il commento del capogruppo del Pd alla commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. «Inoltre – prosegue – da quanto si apprende dalla stampa, le argomentazioni utilizzate dal giudice napoletano per motivare la competenza della procura romana danno conto della serietà dell’inchiesta, dei riscontri ottenuti e della robustezza dell’impianto accusatorio. A questo punto Berlusconi non avrà più scuse per evitare di rendere dichiarazioni all’autorità giudiziaria, nel caso ci fosse necessità».  Laconico il commento del pm napoletano John Henry Woodcock: «Le decisioni di un giudice vanno sempre e comunque rispettate».

Antonio Averaimo

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