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Sant’Anastasia, la provocazione del sindaco: “Impedire ai giovani che vivono nella zona rossa di fare figli”

“Si impedisca alle giovani coppie che vivono nella zona rossa di fare figli. Ieri ho regalato per le sue nozze, all’assessore al Bilancio, una scatola di preservativi: è l’unico modo per far andare via la popolazione dall’area a rischio Vesuvio”. E’ l’ultima provocazione del sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, per invitare le istituzioni sovracomunali a rivedere la legge regionale 21, che prevede, tra l’altro, l’inserimento di 18 comuni nella cosiddetta zona rossa ad alto rischio vulcanico, per un totale di oltre 500mila abitanti, da evacuare in caso di eruzione del Vesuvio. Esposito chiede da tempo di poterne sfruttare i “vantaggi e non solo i vincoli”. Secondo il primo cittadino le limitazioni di edilizia residenziale impediscono la realizzazione di nuovi edifici, così come l’ampliamento di volumetria per quelli già esistenti, ma la legge impone anche confini “ridicoli”. “Così com’è – ha sottolineato Esposito – questa legge impedisce di abbattere abitazioni fatiscenti per costruirne nuove a norma antisismica. I divieti sono tanti, e bloccano l’economia dei paesi della zona rossa, quella ad alto rischio vulcanico: eppure l’area è anche sismica ed a rischio idrogeologico. Quindi dovremmo prevenire i disastri con leggi che costringano gli abitanti a mettere a norma le proprie residenze. Magari incentivando gli stessi residenti, dando loro la possibilità di incrementare di poco la volumetria, in modo che chi vuole può restare nella zona a rischio, ma in case sicure”. Il sindaco, quindi, lancia la provocazione, l’ennesima da quando si e’ insediato al Comune circa un anno fa: Esposito, infatti, nei mesi scorsi ha anche ‘riscritto’ la famosa canzone “Rose rosse” di Ranieri, in “Zona rossa”, sempre per sollevare il problema e chiedere, anzi, l’allargamento dei confini dell’area a rischio. “Siamo diventati la barzelletta d’Italia – ha proseguito – Sant’Anastasia è zona rossa, quindi se erutta il Vesuvio dovremo morire tutti. Pochi metri più in là, con ‘un’isola’ che di fatto ricade anche nel nostro territorio, Pomigliano d’Arco è zona gialla, quindi lapilli, cenere, lava, scosse sismiche la risparmieranno. Ed allora facciamo la nuova legge, ed impediamo ai nostri giovani di fare figli, perché se vogliono restare, non avranno una casa a norma da abitare”. Esposito, poi, sottolinea che la legge 21 è stata “subita in silenzio dalle amministrazioni succedutesi negli anni. Noi vogliamo che la legge sia applicata ci siano finanziate le infrastrutture, come le vie di fuga, la messa in sicurezza degli edifici ed il decentramento degli uffici. E poi vanno ridiscussi i confini della zona rossa che così com’è, è di fatto ridicola. Secondo il mio parere, potrebbe esserci stato un abuso per interesse personale da parte di chi ha configurato i perimetri in questa maniera: forse l’interesse a ‘proteggere’ alcuni suoli a scapito di altri. Noi abbiamo posto il problema, forse potremo fallire, ma nessuno ci ridurrà al silenzio assordante degli ultimi anni. La legge sta facendo morire il nostro paese”.

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