Con tutti gli stabiesi che nel leggere il titolo di questo articolo sono balzati dalla sedia, ci scusiamo e diremo subito che non abbiamo commesso un errore ortografico! L’errore scritturale è voluto e brucia tanto anche a noi, ma a nostro personale avviso è il titolo più azzeccato e diretto per segnalare l’ennesimo orrendo svarione perpetrato ancora una volta ai danni di Castellammare di Stabia, un danno d’immagine macroscopico che in quella “m” in meno racchiude l’immensa pochezza di chi ancora una volta avrebbe dovuto vigilare affinché l’errore non si verificasse e non l’ha fatto, e soprattutto, l’immensa pochezza di chi se ne è accorto e non lo ha prontamente segnalato alle autorità competenti, incarnando alla perfezione il motto: “Ma a me, che me ne fotte!”. Questa nuova segnalazione posta in essere manco a dirlo dall’irriducibile dott. Giuseppe Plaitano, strettissimo colaboratore di www.liberoricercatore.it di certo smuoverà nella ristretta cerchia di stabiesi DOC (i cittadini che realmente amano la Castellammare di Stabia e fattivamente si prodigano affinché la sua immagine non venga mai offuscata), una nuova ondata di malcontento, ciò dispiace ma è necessario per sollevare l’opinione pubblica sulla delicata questione che motifica ed oscura il buon “nome” della celebre città delle acque, oltraggio che stavolta va oltre ogni limite e immaginazione.
Ma di cosa stiamo parlando? Ebbene certi che una immagine possa rendere meglio di un milione di parole, poniamo alla vostra attenzione una fotografia che, ahimé, darà un senso al presente articolo. Alle attuali autorità competenti si chiede l’immediata sostituzione dei frontalini d’ispezione dei lampioni in questione che riportano l’errata scritta, la spesa è certamente esigua e con essa si potrà restituire il giusto nome e la sottratta dignità alla città di Castellammare di Stabia. Maurizio Cuomo