Il red carpet a Pompei

Durante la serata di gala della prima edizione del “Pompei Cinema Festival”, il nuovo evento cinematografico made in Italy, svoltasi il 24 settembre scorso al teatro “Di Costanzo-Mattiello”, sono stati premiati i protagonisti di film e cortometraggi che, proprio come un terremoto vesuviano, tra il 2010 e il 2011, hanno scosso la coscienza collettiva, portando la regione Campania alla ribalta dei palcoscenici nazionali ed internazionali. A presentare la serata il giornalista di Metropolis Tv, nonché dinamico addetto stampa del festival, Francesco Paolo Di Capua, e la top model britannica Elizabeth Kinnear.

Mentre sullo sfondo della scena venivano proiettati i trailer dei film premiati, sul palco sono sfilati uno dopo l’altro i vari personaggi ai quali giornalisti e personalità del mondo della cultura hanno consegnato il premio: l’attore Francesco Di Leva, Susy Del Giudice, l’attore Salvatore Ruocco, il costumista teatrale e cinematografico Enzo Canzanella, l’attrice napoletana di grande versatilità Antonella Stefanucci, l’attore Ciro Capano, il simpaticissimo Gennaro Silvestro, che ha dedicato “un grande applauso alla categoria degli attori”, i quali manifestano grande forza e coraggio nel mantenersi a galla durante l’attuale crisi economica globale; il produttore Claudio Gabriele, per un cortometraggio di 12 minuti in 3D, dal titolo “Il Volo”, che racconta una storia vera,  risalente ad alcuni anni fa, di integrazione positiva e costruttiva tra 1800 immigrati del Kurdistan e i cittadini di due paesi della Calabria; l’attore di fiction Gaetano Amato, il quale ha affermato che “la cultura fa sempre bene al territorio, per cui va premiato chi lavora per il territorio”; l’attrice napoletana di cinema, tv e teatro Veronica Mazza, il simpatico attore di “Un posto al Sole” Patrizio Rispo, l’attore di teatro e televisione, scrittore di cortometraggi, Gianfranco Gallo, secondo cui “essere napoletani è un valore aggiunto e non un handicap”. E poi ha dedicato il premio a tutti quegli attori che non sempre riescono a realizzarsi.

Un momento musicale è stato a cura dei ballerini del Centro Regionale della Danza di Napoli “Lyceum”, che si sono egregiamente esibiti prima nella classica “Infiorata a Genzano” e dopo in una ritmata danza moderna. Terminata l’esibizione, la direttrice del Centro, la ballerina Mara Fusco, ha ricevuto il premio per aver ‘portato’, ha spiegato Mario Aterrano, ‘i ballerini napoletani in tutto il mondo’. Quando le è stato chiesto come ha fatto ad ottenere risultati così importanti, la stessa Fusco ha risposto che non fa bene piangersi addosso, ma che al contrario “è importante continuare a credere nelle potenzialità del nostro territorio”. E ha concluso dicendo che “Napoli è già grande, non ha bisogno di diventarlo”. Occorre solo imparare ad apprezzare ciò che si ha. “L’importante è crederci”.

Dopo la premiazione di Mara Fusco, i fratelli Marco e Massimo Grieco, conosciuti anche come i “Grieco Brothers”, coautori di musical di successo, hanno presentato in anteprima mondiale il primo brano del nuovo musical “Pompei, il fuoco e l’anima”, che ripercorre, in maniera vivida e commovente, gli ultimi giorni dell’antica città vesuviana prima della terribile eruzione.  Il punto di vista del racconto è quello di un “testimone oculare”, Plinio il Giovane, il quale, in una celebre lettera allo storico romano Tacito, riferì in che modo lo zio Plinio il Vecchio si rese “attore” protagonista di una spedizione nell’area vesuviana, di ricerca prima e di salvataggio poi, quando all’ansia dello scienziato subentrò lo spirito dell’eroe. L’ultima frase del brano esprime una speranza per la città distrutta: “perché un giorno Pompei risorga”. Un premio a parte è andato alla famiglia Piccolo, che, grazie alla tenacia e alla professionalità, è riuscita a trasformare una piccola e modesta rivendita di generi alimentari in una delle aziende più produttive d’Italia. Qual è secondo loro il segreto per creare sviluppo in tempi di crisi? “Resistere e fare al meglio il proprio lavoro”.

Ma un comico napoletano che, dal suo arrivo in sala, non ha fatto altro che parlare dal posto e commentare scherzosamente quasi ogni battuta proveniente dal palco, conquistandosi la simpatia del pubblico, è stato Francesco Paoloantoni. Quando finalmente è salito sul palco e il pubblico gli ha chiesto a larga maggioranza “A livella” di Totò, se n’è uscito, spiazzando tutti, solo con un paio di frasi (lui se lo può permettere), che però sono bastate a fargli meritare un fragoroso applauso. Gli altri premiati: Daniele Santonicola, il chitarrista e compositore Mauro Di Domenico,  Nicola Di Pinto noto per la sua naturale espressività in alcuni film e miniserie televisive, Anna Caliendo, insegnante della scuola di danza “Royal Academy Ballet” di Pompei, il regista  partenopeo de “La valigia sul letto” (2010), Eduardo Tartaglia.  La sfida  per gli attori napoletani contemporanei è, secondo Tartaglia, “provare a raccontare storie non superficiali, ma in modo divertente. L’impegno sociale va unito alla comicità”; Giovanni Esposito, interprete in “Mozzarella Stories” (2011) di Edoardo De Angelis.

Uno speciale riconoscimento “Cultura della legalità” è stato consegnato ad Ernesto Mahieux per la sua parte  in “Fortapàsc” (2008), il film di Marco Risi sulla storia di Giancarlo Siani, il giornalista torrese de “Il Mattino” che fu ucciso dalla camorra. Per Mahieux, che aveva avuto un’infanzia difficile e un’attività lavorativa giovanile spesa in occupazioni “normali”, vincere il David di Donatello nel 2003 per il miglior attore non protagonista ne “L’imbalsamatore” di Matteo Garrone dev’essere stata una bella soddisfazione. “Lo dedico a me”. Disse allora. “Ci ho messo cinquant’anni!”, aggiunse commosso. Alla domanda “Come si fa a diventare Ernesto Mahieux vincitore del David di Donatello?” simpaticamente ha risposto: “A capa tosta”. E ha aggiunto: “Per me che sono piccolo di statura e non altro con gli occhi azzurri la vita è stata tutta in salita. Ma la battaglia l’ho vinta quando ho messo piede sul palco; il mio primo vero premio è stato fare l’attore”. Il premio che ha ricevuto al Festival pompeiano gli si addiceva perfettamente: un dipinto su tela del Maestro Franco Gracco intitolato “Luce creativa”. Come ha spiegato l’attento Di Capua, indicando l’opera, “la luce creativa è la luce interiore, rappresentata dalla perla racchiusa nella roccia, che emerge grazie al lavoro dell’uomo”. In questo piccolo uomo era racchiusa una perla di rara bellezza, la sua luce interiore, che alla fine è emersa come luce creativa grazie al suo instancabile lavoro, “a capa tosta” appunto.

Premiato anche il cantautore napoletano Enzo Gragnaniello, che ha recentemente presentato “Radice”, il suo nuovo nuovo progetto discografico con dodici pezzi inediti in lingua napoletana. Commentando l’importanza culturale di Napoli, Gragnaniello ha detto che “Napoli è una città piena di poesia”, che va assaporata ad occhi chiusi, in maniera del tutto istintiva, per poterne percepire la magia segreta. Quando le energie occulte, le grandi potenzialità e le enormi energie dei giovani, non trovano il loro sfogo naturale, “esplodono” in atti criminali causando danno. “La poesia dev’essere il disinfettante per Napoli”, la medicina giusta per curare i mali sociali e aiutare i giovani a esprimere in maniera positiva e costruttiva il loro talento. A consegnargli il premio la professoressa Almerinda Giugliano Perna, presidente del club Inner Wheel Italia “Pompei-Oplonti-Vesuvio Est”, che è attivo nel campo sociale soprattutto verso le nuove generazioni. Il club, infatti, si è reso promotore di un progetto, rivolto principalmente ai giovani, che consiste nell’istituzione di corsi di pittura, diretti dal Maestro Gracco, finalizzati al recupero e alla trasmissione del ricco patrimonio di tecniche e contenuti propri dell’antica pittura pompeiana, da applicare alle forme espressive moderne.

Un momento tanto atteso è stato la consegna del premio al popolare conduttore di “Striscia la Notizia” Ezio Greggio per il suo recente “Box Office 3D – Il film dei film”, parodia di alcuni dei maggiori film hollywoodiani degli ultimi tempi, la pellicola italiana più vista da inizio stagione, che ha già superato il milione di euro di incassi. “Pompei”, ha esordito, “è un posto meraviglioso, unico al mondo, un luogo che deve rimanere eterno”. Ha espresso apprezzamento “per gli Scavi, per come sono tenuti e per il personale qualificato che ci lavora”. Rivolgendosi alla platea, ha poi confessato, nello spirito “fraterno” di “Benvenuti al Sud”: “Per me che vengo dal Nord, far parte di questa famiglia di attori napoletani è un onore. E’ importante che un Festival dia spazio a tutti, non solo ai big del cinema”. Infine, rivolto ai colleghi napoletani ha concluso: “Siete i più grandi attori del mondo da sempre. Viva l’arte napoletana!” Nel consegnargli il premio, il Sindaco di Pompei, avv. Claudio D’Alessio, pensando al Festival e a una formula valida per uscire dalla crisi, ha aggiunto: “I nostri territori hanno bisogno di ricevere forza dalla cultura, che può essere un motore per lo sviluppo del Sud e dell’intera nazione”. Ultimo a ricevere il premio, ma non ultimo per importanza, considerato il ruolo ricoperto durante il Festival, è stato il direttore Mario Aterrano, che negli ultimi 35 anni ha svolto la professione di attore e cantante sui palchi del Teatro S.Carlo, del Bellini e del Sannazzaro, oltre che nel grande schermo.

Ora che la prima edizione si è conclusa, ci sono i presupposti perché il festival pompeiano diventi un appuntamento fisso per valorizzare il turismo nella città mariana attraverso il grande schermo.

D’altra parte è proprio il carattere internazionale della città di Pompei, unica al mondo per la sua particolare combinazione di storia e di religione, di antico e moderno, che colloca a pieno titolo il “Pompei Cinema Festival” nel circuito dei festival nazionali al pari di quelli già noti di Venezia e Roma.

Plinio Caio Gracco

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