Il mondo in silenzio, Fatima lo risveglia

13 maggio 1981, giorno dedicato alla Madonna di Fatima: un mercoledì come tanti, una giornata tra la folla per Giovanni Paolo II, la normalità per un pastore di anime dal carisma formidabile.

Sono passate da più di un quarto d’ora le cinque del pomeriggio ed il papa sta compiendo il solito giro nella piazza su un’auto scoperta, ha appena preso una bambina in braccio stampandole un affettuoso bacio sulla fronte come il più amorevole dei nonni; non appena la ripone nella braccia della madre, la piazza scende improvvisamente nel silenzio più totale e nel delirio più assoluto.

Si sentono distinti due spari nonostante la gran massa di persone che ordinatamente si affollano intorno ad un papa tanto amato per ricevere un saluto o una benedizione; non sono mortaretti per festeggiare, sono proprio spari diretti verso il pontefice.

Il primo proiettile gli spezza l’indice della mano destra e si pianta dritto nell’addome; il secondo gli sfiora un gomito e rimbalzando ferisce lievemente due pellegrine americane.

I fedeli vedono il pontefice accasciarsi e la papamobile allontanarsi a tutta velocità per accelerare quanto prima i tempi dei soccorsi.

A sparare è stato un ventitreenne turco di nome Mehmet Alì Agca, cresciuto in una famiglia poverissima, studente in economia, appartenente al gruppo dei Lupi grigi, il braccio armato della Destra nazionalista turca, ovviamente, immediatamente arrestato e portato a Regina Coeli.

Al Gemelli, intanto, i chirurghi si trovano davanti agli uno spettacolo orribile ed allo stesso stupefacente: i proiettili hanno notevolmente straziato il corpo di Wojtyla ma, incredibilmente, ha solo sfiorato gli organi vitali evitandoli con un percorso sinuoso che sa di miracoloso, come se, secondo le parole del Pontefice, la mano della Madonna di Fatima avesse appositamente deviato il percorso della pallottola altrimenti fatale.

A tarda sera, dopo il primo bollettino medico, il mondo tira un sospiro di sollievo: il papa è salvo ed Agca in carcere.

Ciò che colpisce, oltre al fatto che sia stato condannato all’ergastolo dopo soli tre giorni di dibattimento, è come sia stato possibile che un tipo come Agca riuscisse ad entrare impunemente ed armato in Piazza San Pietro.

Infatti, era già un pregiudicato in Turchia per aver ucciso un giornalista; in più, evaso nel 1979, il 28 dicembre, in occasione di una visita ufficiale del Papa ad Ankara, si prese la briga di far recapitare ad un giornale turco, il «Millyet» un esplicita minaccia che viene addirittura pubblicata in prima pagina: «Se questa visita non verrà cancellata, è certo che io ucciderò il papa».

Una volta, in carcere, prima di ottenere la grazia dal neopresidente Carlo Azeglio Ciampi il 13 giugno 2000, ha detto: «Io che ho sparato al Papa? Certo, sì; sono stato io. però è strano. sono sicuro di aver mirato giusto ma non sono riuscito ad ucciderlo».

Francesco Rosario Lepre

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