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Napoli: report sul convegno “La territorialità della pena”

“Il sovraffollamento, non è solo un problema di spazio vitale individuale, ma ha effetti negativi su tutto il processo trattamentale di rieducazione e reintegrazione, cosi come sulla quotidianità, non solo dei detenuti ma del personale dell’Amministrazione Penitenziaria”.

È quanto ha dichiarato il Presidente della IV Commissione speciale regionale (Mobbing we contro ogni forma di discriminazione) Donato Pica, nel corso del suo intervento al convegno “Il valore della territorialità della pena nel processo educativo”, voluto ed organizzato dal Garante dei detenuti, la dottoressa Adriana Tocco e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Campania. E proprio su questo tema, che il presidente Pica ha posto “la necessità di interventi strutturali, anche attraverso la formulazione di una proposta di legge, presentata dalla IV Commissione Speciale, per far si che si possa creare un sistema integrato regionale di interventi finalizzati a tutelare la dignità delle persone detenute”.

Sullo stesso tema è anche intervenuto l’assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, Sergio D’Angelo: “L’emergenza legata al sovraffollamento delle carceri, richiamata peraltro dal Presidente della Repubblica in visita a Napoli nei giorni scorsi, impone uno sforzo straordinario da parte di tutte le istituzioni che hanno il compito di coordinare meglio le poche risorse economiche disponibili  al fine di potenziare interventi e progetti di assistenza e di lavoro dentro i principali penitenziari e rafforzare il territorio nella sua capacità di accoglienza e di sostegno di percorsi di integrazione lavorativa”.

A rafforzare ancor di più il tema del convegno è stato l’Avv. Riccardo Polidoro (Presidente “Il Carcere Possibile Onlus” Camera Penale di Napoli): “Il principio della territorialità della pena è previsto dall’Ordinamento e dal Regolamento Penitenziario che – sottolinea – in caso di trasferimenti e di distribuzione dei detenuti, ne invocano il  rispetto. La lontananza dal luogo di residenza rende difficile e a volte impossibile per il detenuto l’incontro con i familiari, l’assistenza con i servizi territoriali, lo stesso rapporto con l’Avvocato, rende poi ancora più difficile il percorso rieducativi”. “Eppure tale diritto del detenuto – conclude – non trova una vera e propria tutela giurisdizionale, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ha invitato il Parlamento a intervenire in merito, da oltre dieci anni”.

“La maggior parte dei detenuti presenti nelle case circondariali e negli istituti di pena campani, si rivolge al garante per denunciare la sofferenza per la lontananza della famiglia, per la difficoltà legata alla distanza, ai collegamenti non facili, alle ristrettezze economiche in cui molti detenuti versano”.

È quanto ha dichiarato il Garante dei detenuti della Regione Campania, aprendo i lavori del convegno “Il valore della territorialità della pena nel processo educativo”, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Campania, nella figura del Presidente Paolo Romano, svoltosi stamani presso la sede consiliare, alla presenza dei vertici regionali e nazionali del Dap e dell’Amministrazione Penitenziaria, tra questi il Provveditore regionale per l’Amministrazione Penitenziaria, dott. Tommaso Contestabile e al Presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, dott. Carminantonio Esposito, il Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, il Prof. Mauro Palma, il Presidente Associazione “Il Carcere possibile Onlus”, l’Avv. Riccardo Polidoro, il Capo dell’Ufficio Ispettivo del Dap, Dott. Francesco Cascini, il Capo dell’Ufficio detenuti e trattamento del Dap, dott. Sebastiano Ardita, il Sen. Salvo Fleres, Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia, l’assessore alla politiche sociali del Comune di Napoli, Sergio D’Angelo, il capo di gabinetto dell’assessore regionale alle politiche sociali, il dott. Renato Grimaldi, a cui sono state affidate le conclusioni del convegno. Folta anche la presenza di consiglieri regionali presenti in platea: per il Pd il capogruppo Giuseppe Russo, Angela Cortese, Lello Topo e Corrado Gabriele e per Italia Dei Valori, Anita Sala.

“La territorialità – secondo la Garante – è di gran lunga il primo problema da risolvere, ancor prima della salute, del vitto o ancor di più dei generi di prima necessità che mancano. Non si tratta solo di un problema di natura  tecnico giuridica connesso con l’applicazione dell’art, 42 dell’OP, ma si tratta anche di una questione di natura culturale,  e cioè di avere da parte di tutti un approccio democraticamente positivo nei confronti dei detenuti e del mondo carcerario nel suo complesso”.

“Ed è per questo che – aggiunge la Tocco – urge applicare il principio della territorialità della pena, come questione di diritto e di civiltà giuridica e sociale, facendo rientrare così tale approccio, non per benevolenza verso i detenuti, ma semplicemente per restituire all’istituzione carceraria il suo ruolo di rieducazione come previsto dalla Costituzione”.

“Tale atteggiamento – prosegue la Garante – eviterebbe anche un’altra conseguenza, cioè di far passare  i detenuti, nella loro  percezione, da colpevoli a vittime. Ed è per questo, che sottolineo l’esigenza per i detenuti comuni dell’essere vicini alla famiglia e al luogo di residenza, che diventa una condizione indispensabile per il reinserimento, mentre lo sradicamento appare dannoso sotto ogni aspetto”.

E proprio per rimanere sul tema del reinserimento dei detenuti, che la cooperativa “Le lazzarelle” che opera all’ interno del carcere femminile di Pozzuoli, dove le donne recluse si occupano della produzione di caffè partendo dalla tostatura fino alla distribuzione, ha gentilmente offerto agli intervenuti un coffee break offerto durante la conferenza e un lunch a fine dello stesso.

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