Volla, festa patronale: un evento per i soliti luoghi comuni

Inutili promesse, è sempre la stessa musica e non me ne voglia chi invece ne ha fatto della musica un’arte e ha presentato talenti, ma per il resto, tutto già visto è un copione noto e dopo nel bilancio finale malumori diffusi, non credo debbano stupire molto, se si è disposto a fare un’analisi critica e seria del perché così poca partecipazione e non in termini quantitativi di partecipazione fisica della gente, ma di affezione proprio alla ricorrenza.

La festa patronale di Volla nasce con l’intento di far vivere a tutto il Paese, un momento di aggregazione, in realtà si sono visti sempre i soliti luoghi illuminati a festa, con il resto del Paese che dopo le 21 di sera, come una qualunque altra sera infrasettimanale, vive una specie di coprifuoco non dichiarato, con strade deserte e qualche raro bar aperto.

Un Paese di quasi trentamila abitanti festeggia il suo santo Patrono nel solito luogo comune, quello antistante la Parrocchia Immacolata San Michele, unica zona dove ogni anno e quest’anno non ha fatto eccezione, si svolgono le maggiori funzioni.

Dunque perché parlare di festa patronale?

Un giorno qualunque con le sole scuole chiuse, che magari il prossimo anno avranno un motivo in più per eliminare dal calendario la festa, come già si vocifera a proposito di tagli.

Eppure c’erano i racconti di molteplici incontri ed inviti preparatori perché l’evento fosse di tutti! Con annessa la veemente richiesta di chiusura degli esercizi commerciali con nessuna deroga!

Il riferimento alle Ginestre era palese, tuttavia ogni mondo è paese e poteva mai essere diverso a Volla? Tutto ruota intorno ad una sola ragione, quella commerciale e non c’è Santo che tenga, neppure se si chiama Michele ed è Arcangelo, magari si saranno offesi pure Gabriele e Raffaele che ricorrono anch’essi lo stesso giorno, secondo il calendario dei santi, ma nonostante questo schieramento, il dio denaro ha ragioni che degli angeli ovviamente non possono comprendere, volano troppo alto.

Par condicio globale e tutti a serrande alzate, cosa importa se i soliti ignoti si danno da fare ai campi comunali per lasciare trascorrere un po’ di tempo ai ragazzi accorsi per giocare, a far sorridere un po’ gli abitanti delle palazzine che spesso sono un mondo a sé e che ci sia pallavolo, scherma, arti marziali oltre al calcio, nemmeno lo sapevano..; certo perché la pubblicità anima del commercio, non è anima delle attività sociali, l’avviso nelle scuole, i volantini, il programma affisso, tutto fatto sicuramente, ma chi poteva accorrere se tutti sono intenti al tran tran quotidiano di un giorno normale per poter immaginare che questa giornata è festiva, quando per la maggior parte festiva non è..?

Qualcuno ricorda che Volla è Comune turistico e non può permettersi serrande abbassate, perché deve offrire servizi, mi domando se i turisti vanno a visitare quelle quattro pietre abbandonate e circondate da sterpaglie varie, un bell’esempio di come tenere un bene culturale ad uso e consumo turistico, diciamo un bell’esempio di coraggio nel definire bene culturale e bene turistico.

Se mai la festa voleva essere estesa alla partecipazione di tutti, è da registrare che i primi manifesti compaiono il giorno in cui il primo evento ha luogo.. ottimo, c’è da imparare in strategia di marketing!

Immagino che sarà stata la pubblicità istituzionale a far accorrere gli appassionati.., ovviamente è ironica certezza, che solo la bravura di chi ha organizzato l’evento, associazioni volontarie, ha operato il miracolo!

Sarò ridondante, ma la scelta degli esercizi commerciali aperti, perché? Chi ne ha beneficiato? La logica del profitto a tutti i costi, o la santificazione delle festa?

Quest’ultima ipotesi la scarto è di assoluto controsenso, anzi mi domando da un po’ di tempo, come può un commerciante vivere e partecipare alla festa o anche semplicemente riposarsi se anche la domenica è apertura totale?

Dunque i commercianti non hanno vita sociale, non hanno tempo per altro se non il commercio?

E la famiglia, la Messa della domenica, il legittimo riposo di chi ha diritto almeno ad un giorno di interruzione dal lavoro, dove sono questi diritti? Oggi, per un commerciante, esigerli equivale alla sua rovina economica..

A questo punto mi pongo un’altra domanda che, visto il luogo dove la festa si è svolta, mai fu più appropriata, non c’è un comandamento che recita RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE?  I parroci di zona dovranno essere molto indulgenti nel perdonare questo peccato “commerciale”, ragioni politico-economiche hanno la priorità, il dio denaro, per qualcuno, viene prima del Dio dei cristiani e se sei un cristiano commerciante,  devi scegliere tra avere salva la tua anima o vendere l’anima al commercio e spesso non è una scelta è sopravvivenza.. c‘ s fà p campà!

Daniele Grinta

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